Dopo una fase di “rodaggio” del mio sito, eccomi a presentare per la prima volta dei versi inediti, scritti ieri, dopo le drammatiche giornate di Rosarno:
PREGHIERA NELLA SERRA
Oppressi dagli umani,
i sandali da bagno
cacciano in sordina l’urlo
dei maiali al macello…
Rosarno: negritudine
di un giorno, per noi bulbi
di giacinto presto in fiore
con scarsità di luce. Ma tu,
televisivo inferno, rèndici
dubbiosi, spettatori in cammino!
Andrea Mariotti, poesia inedita, 11 gennaio 2010.
PURTROPPO,
Andrea, credo che, la verità resterà solo nei TUOI versi, per i “dubbi” non ci sarà strada se non attraverso lo sguardo truce del futuro fissato in un’illusoria speranza che grida aiuto e pietà per chi MAI conoscerà la luce di un giallo giacinto. Ti abbraccio, caro e caro amico. Mirka Bonomi (Bianca 2007)
Proprio per questo ho scelto tale titolo per i miei versi, cara Mirka: per l’amara coscienza di trovarmi a mormorare una laica, impotente preghiera circondato dalle vetrate della mia “serra” televisiva. Un abbraccio.
Andrea
Caro Andrea, trovo il tuo sito sempre più interessante e pieno di spunti di riflessione: non mi meraviglio che tu abbia pubblicato “Preghiera nella serra”, cruda e vera denuncia civile dell’imbarbarimento dei nostri tempi!
Ti abbraccio con rinnovata stima ed affetto
Daniele
Sì, Daniele, ho creduto giusto non nasconderla nel cassetto, Preghiera nella serra: per tentare discretamente di non assecondarlo, l’effetto-serra che abbrustolisce le nostre coscienze (di fatto narcotizzandole, al ritmo della assuefazione alla barbarie). Un abbraccio. Andrea
Caro Andrea, nel leggere il testo asciutto, essenziale, eppure illuminato da splendide immagini e similitudini, ho riascoltato echi ungarettiani, in particolare mi è tornata in mente “Soldati”. La tua preghiera francescana è la voce umile di colui che prende atto dell’esistenza di troppe persone che vivono come ‘ bulbi nella serra’, protetti dai loro involucri di apatia, di ipocrisia, di inciviltà. Essere lontani garantisce l’essere a posto con le coscienze. Lirismo e verità cruda: un incrocio possibile solo nella più alta espressione poetica. Il fulcro del testo è nell’idea sommessa della preghiera, che annulla ogni retorica, ogni caduta nel banale. La chiave interpretativa è, invece, la similitudine del dolore degli altri guardato attraverso i vetri della serra…vetri forse sovrapponibili agli schermi freddi dei televisori. Complimenti e un abbraccio.
Cara Maria, ricordo che domenica scorsa ho dato un’occhiataccia al cielo sporco di terra. Teso come una corda di violino, ho prestato poi ascolto al lamento dei miei sandali da bagno…e così mi sono messo a scrivere “contro” il giacinto: fiore all’occhiello di noi poeti, è proprio il caso di dire. Grazie, comunque, per il richiamo ad Ungaretti; che non ho mai amato particolarmente, a causa di un deteriore epigonismo tale da ridurre i “versicoli” folgoranti del suo esordio a troppe “immensità” in apnea, per stile ed emissione di senso. Ma Ungaretti va riletto, mi dico a questo punto, senza i pregiudizi della mia “militanza” poetica oramai alle spalle…così dicendo, Maria, mi accorgo bene che ho parlato troppo di letteratura; ma del resto non intendevo aggiungere un articolo “indignato” a quanto ho già scritto su Rosarno: sarebbe stato davvero eccessivo, rispetto a tanto male. Un abbraccio. Andrea
Intensa, e diversa – caro Andrea – questa tua preghiera laica: di solito si supplica per avere certezze, tu, invece, preghi per il dubbio. Ma forse è proprio di questo che abbiamo bisogno: per svegliarci, meglio, per fiorire, “bulbi di giacinto” troppo vuoti o saturi di polvere.
Un caro abbraccio, e buon cammino.
Sandro
Sappiamo bene, caro Sandro, come non possa essere l’autore il critico più attendibile della propria opera, riferendomi a quanto ho scritto più sopra (il mio volermi scagliare “contro” il giacinto, caro ai poeti)…giacché volevo esprimere, nei miei versi, il senso di questa nostra amara fioritura di spettatori-poeti di fronte ai drammatici fatti di Rosarno. Ma lascio la parola a Nietzsche, che in Così parlò Zarathustra dice: ” L’uomo piccolo, particolarmente il poeta -come si industria ad accusare la vita con le parole! Ascoltatelo pure, ma non trascurate di udire, ve ne prego, la voluttà che è insita in ogni accusa!”. Contraccambio di cuore il tuo augurio. Un abbraccio.
Andrea
Frasi asciutte ed essenziali che aprono ma non chiudono… e non lo potrebbero, un dilemma di cronaca che non aspira a farsi storia…ma chi saranno i carnefici e chi le vittime?!… ma i cattivi (la n’drangheta o i neri secondo i gusti) sono i responsabili…?! una notizia “spray”, destinata a consumarsi nell’ondata della globalizzazione delle comunicazioni. Ma senza sapere e non voler sapere l’abbiamo già digerita e…”vomitata” con leggera sentenza. Grazie, Andrea: mostrar la poesia di un dramma…sussurrando e suggerendo…fuori dal pulpito……..Albert
Grazie a te, Alberto, per avere diciamo così attivato il potenziale drammatico dei miei versi (in veste di preghiera a fronte dei pletorici media). Di una cosa posso rendere sincera testimonianza: del gemito dei miei sandali da bagno sotto il mio peso…come dire che le vie del dolore cosmico sono svariate ; e non scontate, nelle loro segrete relazioni. Un abbraccio. Andrea