2014-02-02 16.45.04

 

Venerdi  31 gennaio, nella libreria romana Odradek, si è svolta la prima presentazione della mia nuova silloge poetica intitolata Scolpire questa pace edita da TRACCE, come annunciato nel blog il 24 gennaio scorso. Colgo qui l’occasione per ringraziare, oltre ai relatori Franco Campegiani e Cinzia Dal Maso -nonché Maria Rizzi che ha moderato l’incontro- il pubblico presente, attento e partecipe (in una giornata di severo maltempo, è proprio il caso di ricordarlo). Aggiungo che nell’home page del blog, alla pagina Su “Scolpire questa pace” è possibile leggere da oggi la relazione del poeta e filosofo Franco Campegiani, ascoltata dal pubblico venerdì scorso (cui faranno seguito le recensioni sul libro). Naturalmente questo breve articolo odierno offre a chi ha partecipato all’evento -come del resto a chiunque mi segue nel blog- la possibilità di intervenire. Ancora una precisazione: la foto qua sopra, mia, è stata scattata oggi pomeriggio all’interno del Complesso del Vittoriano per così dire in “zona Cesarini”, per usare un’espressione radicata nelle cronache calcistiche; essendo in effetti oggi 2 febbraio, l’ultimo giorno in cui si poteva visitare la mostra dedicata a Giuseppe Verdi , in occasione del bicentenario della nascita del Maestro (1813-2013). Grazie alla suddetta foto, ecco davanti ai nostri occhi il grande compositore egregiamente colto nella sua augusta vecchiaia dal pennello di Giuseppe Tivoli. Quale immagine migliore per l’articolo odierno, considerando che la poesia incipitaria della mia silloge rievoca proprio una messa in scena del Nabucco?

 

P. S. la suindicata relazione di Franco Campegiani è pure leggibile da oggi (3.2.14) nel prestigioso blog di Nazario Pardini, all’indirizzo : http://nazariopardini.blogspot.it/2014/02/franco-campegiani-presentazione-di.html#comment-form

 

2 commenti su “

  1. Roberto De Luca

    Caro Andrea, ho potuto finalmente leggere il tuo libro. Scolpire questa pace, è un libro che mi è piaciuto. Ora, volendo asserire che un libro di poesie vada a mio avviso giudicato nella sua interezza, direi che questo testo evoca l’immagine di un uomo che si aggira per il mondo, o più semplicemente nella sua città , con occhio critico e indagatore, riportando le sensazioni, ma anche i ragionamenti, sulle pagine, filtrandoli attraverso una sensibilità in grado di percepire le brutture ma anche le bellezze (viste spesso come chimere quasi irraggiungibili) date non propriamente dal mondo ma quanto, spesso, dal vivere civile e da quello che l’uomo stesso ha creato. Una sensibilità volutamente inquadrata nell’osservazione dell’uomo da parte di una mente pensante…Per entrare nello specifico, ma senza soffermarmi su questa o quella poesia (lascio ai lettori le loro deduzioni) direi che è straordinario come l’autore di questo libro riesca a partorire versi tanto scabri di fronte a realtà così complicate, esaminandole nei punti cruciali e restituendole al lettore così pulite tanto da lasciarci interdetti e pensosi… Questa di Andrea Mariotti è una poesia dalla punta acuminata, che, usando una deliziosa ironia, trafigge le maschere e le convenzioni sociali e civili, la stupidità, alla ricerca del vero che è da qualche parte sul fondo. A volte quella punta si smussa ed il poeta va verso argomenti più dolci, tenui, teneri anche, necessari a ritemprare lo spirito e l’animo. Io, per il mio modo di essere e per la mia formazione, nonostante disponga per fortuna di una fertile immaginazione pur sentendomi con i piedi ben ancorati sulla Terra, e nonostante tutte le poesie siano percorse da un grande senso di contemporaneità e di modernità, da quei chiaroscuri che ne fanno inevitabilmente parte e che mi affascinano da sempre, direi che, a metà del percorso tra punte acuminate e tenerezza, troverei quella poesia dal titolo “Nel crepuscolo”. Bellissima tutta, ma ebbi già occasione di parlare del finale, di quel castagno Miraglia che ha un moto d’animo pur restando immobile alle tue spalle, Andrea… Bene, i paragoni non sono mai simpatici, ma voglio ugualmente dirti che la tua percezione di immobilità viva riscontrata in quel caso, mi ha fatto venire in mente un racconto di Franz Kafka intitolato “Gli alberi”, dove l’autore descrive con la stessa raffinatezza la stessa sensazione.. Un saluto, rob

  2. andreamariotti Autore articolo

    Caro Rob, ti ringrazio vivamente per questo tuo ampio e generoso commento a lettura ultimata della mia silloge Scolpire questa pace. E particolare piacere mi procura il sapere che è Nel crepuscolo la poesia a parer tuo più rimarchevole della raccolta…sì, in quanto, come autore di essa, dovrò pur ribadire che la sento come vera e propria riformulazione dell’intonazione civile della mia ispirazione: in direzione di un pacato, tacito colloquio con la Natura in relazione ai nostri mali, all’umana stoltezza. Un abbraccio, Rob.

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