Causa diversi impedimenti, soltanto oggi posso dare la notizia che segue: il 26 novembre si è svolta nell’Aula I della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma una vera e propria maratona di letture di passi dello Zibaldone di Giacomo Leopardi, oggetto di una recente traduzione in lingua inglese (curata da Franco D’Intino, docente di Letteratura italiana alla Sapienza e direttore del “Leopardi Centre” di Birmingham, e da Michael Caesar, professore emerito dell’Università di Birmingham). A moderare l’incontro Novella Bellucci -docente ben nota ai visitatori del presente blog- e Felice Cimatti (che hanno letto una cordialissima lettera del regista Mario Martone, la cui presenza non è stata resa possibile dalle riprese di un film sul Recanatese che lo vede intensamente impegnato). Premesso che alcuni brani dello Zibaldone sono stati letti anche in inglese da Giorgio Mariani e da Richard Dixon, e che la traduzione di esso risulta edita sia negli Stati Uniti (Farrar Straus & Giroux) sia in Inghilterra (Penguin), sarà anche il caso di rammentare la prestigiosa presentazione dell’opera leopardiana in lingua inglese il 24 ottobre scorso all’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi. Dunque docenti , personalità eminenti del mondo della cultura e parecchi studenti tutti impegnati, il 26 novembre scorso, a leggere passi dello Zibaldone (fra i tanti, Il fisico Carlo Bernardini, Il francesista Lanfranco Binni, figlio dell’illustre critico Walter Binni, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita; Giulio Ferroni, Biancamaria Frabotta; senza omettere il contributo di illustri studiosi forzosamente assenti come Luigi Blasucci e Lucio Felici). Tra gli scrittori, ecco prendere ad un certo punto la parola Tiziano Scarpa, romanziere e poeta, vincitore nel 2009 dello Strega con il romanzo Stabat Mater… non me ne voglia l’autore e fine dicitore veneziano, ma la sua lunga lettura di un brano dello Zibaldone è risultata (non soltanto a chi scrive) colma d’enfasi, gesticolante, a tratti artatamente intimista; in ogni caso sideralmente lontana dall’asciutto e profondo rigore del pensiero leopardiano. Uno Scarpa evidentemente all’oscuro del seguente passo (sempre incluso nello Zibaldone): “Molti sono che dalla lettura de’ romanzi libri sentimentali ec. o acquistano una falsa sensibilità non avendone, o corrompono quella vera che avevano. Io sempre nemico mortalissimo dell’affettazione…”(pag.autografa 64). Superfluo aggiungere qualcosa, rammentando di contro la pregevole (perché misurata) ma non timida lettura dello Zibaldone da parte di molti studenti presenti nell’Aula I (mia la foto qua sopra, “di fortuna”, come si può ben vedere, ma comunque significativa; avendo insegnato, in tale Aula, a voler citare qualcuno dei grandi, Giuseppe Ungaretti e lo stesso Walter Binni. Ma il ricordo più bello del pomeriggio del 26 novembre rimarrà quello di docenti e studenti davvero vicini, seduti indistintamente sui banchi dell’Aula; stretti, quasi, a formare quell’umana compagnia che certo non sarà spiaciuta allo spirito aleggiante del grande Recanatese… a parte, immagino con lieve presunzione, l’isolato, stonato ottone di cui sopra).
P.S. Non voglio inquinare quanto ho appena ricordato considerando l’arrogante distanza fra la Casta e i cittadini trattati come sudditi, nel Belpaese dei pregiudicati in pieno fervore elettorale. Dico solo che mi è parso di avere avuto una prova palmare, il 26 novembre scorso, di come l’auspicata rinascita dell’Italia non possa che iniziare da una vera e propria rifondazione culturale con i nostri cari giovani al centro dell’azione (ricordo qui infine i versi iniziali della canzone leopardiana ALL’ITALIA, con la quale si aprono i Canti: “O patria mia, vedo le mura e gli archi/ e le colonne e i simulacri e l’erme/ torri degli avi nostri,/ ma la gloria non vedo…”).