Da quale mondo sovrasensibile -mi sono sempre chiesto- giunge fino a noi questo Allegretto? alludo al secondo movimento della Settima Sinfonia di Beethoven. Domanda non peregrina, la mia (ne sono del tutto consapevole), considerando la bellezza al calor bianco di esso. Lo ascoltavo ieri pomeriggio per l’ennesima volta, nella superba incisione di Sergiu Celibidache del 1989 (superba, credo, non solo a parer mio; in quanto non teutonica, non militarizzata: finalizzata piuttosto, nella sua voluta lentezza, a comunicare all’ascoltatore la profondità del pensiero musicale del genio di Bonn…e del resto Celibidache non è stato forse il direttore d’orchestra prediletto da parte di Arturo Benedetti Michelangeli, nell’ultima parte della vita di questo nostro insigne pianista?). Ora, tornando al suddetto Allegretto, vale la pena di rammentare che siamo alla vigilia del bicentenario della sua prima esecuzione di fronte al gran pubblico. Accadde esattamente a Vienna con enorme successo il 2 dicembre 1813, incluso com’era, il nostro Allegretto, in un programma musicale comprendente, oltre alla Settima Sinfonia, anche la Vittoria di Wellington. Ebbene, il sublime Allegretto di cui stiamo parlando si dové ripeterlo, in quella esecuzione del 2 dicembre, su pressante richiesta del pubblico (come riferisce il grande musicologo Fedele D’Amico). Dunque è la storia stessa della “fortuna” di Beethoven ad attestare il profumo direi di iperuranio dell’Allegretto della Settima Sinfonia (un movimento sinfonico che non si consuma, all’ascolto, essendo più forte d’ogni moto di normalizzazione culturale). La foto qua sopra, Lotta tra rapaci, è del mio amico Massimo Mancini, sguardo limpido d’artista.
Forse cercò la “liberazione dalla necessità” sdrammatizzando una realtà di cui tutti, Beethoven incluso, erano ormai consapevoli. E quella perfetta esecuzione la dice veramente tutta o perlomeno aggiunge il pensiero del bianco.
Mirka
Considerando il notevole spessore artistico di Ludwig van Beethoven, il vigore e la raffinatezza di catturare l’attento ascoltatore, diviene impossibile non essere preda di fantasie e voli pindarici generati dallo scorrere ora lento, ora andante, ora veloce della musica e, delle note sul pentagramma. Certo, il genio di Bonn, secondo il mio modesto parere, va ascoltato la sera, in circostanze piacevoli, in piena tranquillità, ma soprattutto con un buon impianto stereo e cuffie alle orecchie, indispensabili per cogliere le interessanti sfumature di colore della musica. E’ la fantasia l’elemento predominante nella musica ed è anche il titolo di un celebre film di Walt Disney del 1940: “Fantasia”, dove tra i sette brani di musica classica che descrivono il film, brani magistralmente diretti dal M° Leopold Stokowski, scopriamo la Sesta sinfonia “Pastorale” di Beethoven, ambientata nell’epico mondo dell’antica Grecia fra centauri, fauni, Pegaso, Zeus ed altre figure della mitologia classica.
Un forte abbraccio e…grazie
Massimo
Quando il silenzio dentro di me si fa più forte e consapevole, Mirka, ecco il momento in cui la musica di Beethoven bussa alla porta irresistibilmente.
La tua foto, Massimo, l’ho trovata davvero bella, appropriata per suggellare visivamente i sentimenti in me suscitati dall’ascolto del celestiale Allegretto di cui ho parlato. Circa la Sesta Sinfonia di Beethoven, che dire? ricordo bene un’allegra brigata argentina fischiettarla gioiosamente davanti alla tomba del compositore il 26 dicembre 2008, al Zentralfriedhof di Vienna… un abbraccio
La sesta sinfonia….stupenda!…Esprime un insegnamento indispensabile per accompagnare l’innocenza dei fanciulli nel mondo umano, veramente umano, con la sua bellezza. La settima sinfonia invece l’ascoltai , con piu’ attenzione in eta’ adulta. Si, ottimi commenti e bella foto. Simona
Grazie, Simona, per questo tuo intervento in lode del sommo Beethoven, oggi più che mai indispensabile per il nostro animo.