Nebbia nel rincasare, l’altra sera”…questo il verso incipitario della poesia da me scritta la notte scorsa. La offro ai visitatori del blog senz’altro aggiungere (mia la foto qua sopra tutt’altro che “creativa” , ma poco importa…):
FINE DELL’ ORA LEGALE
Nebbia nel rincasare, l’altra sera.
Davvero tanta. E questa notte,
di un’ora indietro gli orologi…
giusto: in questo oscuro autunno
che l’incertezza semina nell’animo,
un vecchio clown ritorna azzurro.
La terra trema, manca il lavoro;
trafitta al cuore la gioventù
si liquefà nel Belpaese ridotto
in bunker dalle laide intese.
Andrea Mariotti, poesia inedita, 27 ottobre 2013.
Amara e frizzante insieme questa ironia distribuita sapientemente in versi, che fora la nebbia, si adegua a spostare le lancette d’un orologio “artificiale”, mentre Alice lancia la palla raccolta dal Cappellaio Matto per farla rimbalzare sulla testa troppo piena o troppo vuota, a te la scelta, di quelle “laide intese” senza che, nulla avvenga se non il fastidio che può dare una mosca.
Mirka
Bella. decisamente bella questa poesia. nelle certezze che saltano, una dopo l’altra, compresa quella del raccolto, messo in dubbio dalla semina incerta di questo ‘oscuro autunno’. nella gioventù ‘liquida’ che non trova presa né accoglienza in un Paese bunker. Bravo Andrea, complimenti sinceri per questo ‘graffio’ che ha atmosfere di ‘Metropolis’. Un abbraccio
Grazie per il tuo apprezzamento; Mirka: forte è stata la consapevolezza, in me, pur non avendo dei figli, che la particolare amarezza di questo periodo (non solo mia, ovviamente) è dovuta soprattutto alla speranza rubata ai giovani. Naturalmente la crisi quasi ovunque semina drammi, nel Belpaese; ma i giovani, non vorrei essere retorico, i giovani, dicevo, sono la linfa vitale di un paese che potrebbe diventare un sepolcreto, di questo passo. Un abbraccio
Grazie per questo tuo commento, Loredana. Con amarezza riconosco che questi sono tempi fin troppo fertili, purtroppo, per i sussulti della poesia civile. Un abbraccio
Amaro, amaro rigurgito di amarezza, ecco il punto. Bravo Andrea, che con questi tuoi versi in crescendo, che iniziano ingannando il lettore, e poi lo risucchiano nella triste realtà, ben situando in una parola, bunker (parola difficile, dolorosa già di per sé)… quei soliti noti…
Rispondo con una rabbiosa provocazione:
ma che sian larghe o laide fa lo stesso
son sempre i crapuloni dell’intesa
che copron questo nostro bel paese
con nebbie di marciume
e noi coi nostri blog ci consoliamo
invece di far la rivoluzione…
Un abbraccio
Claudio
Grazie, Claudio, per il tuo apprezzamento. Quando mancherà il pane (credo presto, di questo passo) ai più, quando davvero saranno in tanti quelli che non hanno più nulla da perdere, chissà, un paese come il nostro, consacrato al culto del particulare (rammentando Guicciardini), griderà forte la propria rabbia, coralmente…circa i “nostri” blog” a mezzo dei quali “ci consoliamo” -come tu sostieni- ebbene, non mi sento neppure in parte chiamato in causa (lo dico con pacatissima consapevolezza); non avendo scritto in vita mia un solo verso di poesia (soprattutto civile) meno che asciutto e radicalmente critico rispetto all’esistente. Trovo superfluo ricordare la sacrosanta autonomia dell’arte che offre iuxta propria principia un contributo perlomeno di riflessione critica rispetto allo stato delle cose (non pretendendo di cambiare il mondo, cosa davvero eccessiva…). Come del resto ho detto in un precedente commento alla presente poesia, io che non ho figli sostanzialmente ho dedicato con tutta la mia civile passione i suddetti versi alla gioventù trafitta dalla mancanza di lavoro; davvero una cosa odiosa che mi fa star male. Quando poi mi mancherà il pane (speriamo di no… ma con quello che annualmente dobbiamo come paese in termini di debito pubblico, sì da sospettare fondatamente di trovarci in condizioni peggiori di quelle che vediamo o che ci fanno vedere, come escluderlo del tutto?); quando potrebbe mancarmi il pane (toccando ferro), troverò quella rabbia di pancia all’uopo richiesta. Un abbraccio anche da parte mia
..trafitta al cuore la gioventù…
si , è così..
I giovani hanno solo 2 strumenti a loro disposizione: credere ancora nei sogni e vivere con estrema passione tutte quelle situazioni importanti che incroceranno nel loro percorso, cercando di trovare cosi il senso dell’esistenza. Grazie Andrea, nel regalarci versi poetici su cui riflettere.
Paola
Mi fa piacere ricevere questo tuo commento, Paola. Basta con i cavalieri, colombe, falchi e pitonesse! come ho avuto già modo di osservare recentemente, anche il linguaggio mass-mediale si fa spia del baratro in fondo al quale stiamo (siamo) precipitati. Questo paese ha un disperato bisogno d mostrare serietà innanzitutto nei confronti dei giovani, cui rivolgersi credibilmente per formarli a dovere. Un caro saluto
Il problema riguarda anche i meno giovani… e tutto perché un ornitologo in età avanzata ha tenuto a bada i suoi animali per un paio di decenni (e ancor di più ha tenuto a bada un popolo intero di mammiferi con le sue emissioni eteriche)… le conseguenze sono più drammatiche di quanto si possa pensare.
Non è che in altri Paesi si stia molto meglio, se vedeste la paura che ho visto in giro, i senzatetto disperati, la sensazione di sentirsi braccati… non è della Grecia che sto parlando…
Ma non illudiamoci di poter risolvere la questione rapidamente. Ora si sa, è finalmente di dominio pubblico: i metadati sono stati raccolti per anni a vantaggio di… e forse il vantaggio è molto monetario, non credete?
E prima? semplicemente prima che si potessero raccogliere, vuoi perché la tecnologia era meno sofisticata, vuoi perché c’erano ben altre grane da risolvere, si usavano altri metodi, sempre a beneficio di… e poi eravamo quasi tutti analfabeti, era più facile…
Quindi quei quattro nostri burattini, pur se fossero dotati di senso dello Stato, potranno ben poco, primo perché il danno è ormai irreversibile, e secondo perché sono ben altri gli interessi che li guidano. Non mi illudo, gli equilibri del nostro Paese sono precari, e questo precariato giova, a chi, non lo so, o forse lo so… e lo vedo…
A farne le spese sono quelli della nebbia, alcuni ancora rincasano alla guida dell’automobile, che sia rubata o di proprietà non importa, altri a piedi, altri non sanno perché devono rincasare… e non sono solo giovani, il che è peggio!
Per quanto riguarda la mia provocazione sul blog deve essere intesa per il concetto di blog, non certo per lo specifico. E’ evidente che questo strumento, che ancora abbiamo la fortuna di usare, è un grande crogiolo di libertà, un veicolo di idee… e raccoglie tante verità parziali in una verità più grande. La parola qui può nuotare, grazie a noi… ma vorrei invitare ad una riflessione sulle sue debolezze per evitare che anche questo strumento ci sfugga di mano… a vantaggio di…
Ciao
Claudio
Ma certo, Claudio, mi trovi d’accordo sui pericoli del web. Ti scrivo ora, al corrente come tutti, credo, dei tumulti di quest’oggi nel centro di Roma per il sacrosanto diritto alla casa da parte di tante, troppe persone disconosciute come tali, in tutta evidenza. Parlare di autunno caldo a questo punto è un eufemismo… grave errore è stato quello del febbraio scorso da parte dei potenti di casa nostra: ignorare il bisogno profondo di cambiamento richiesto dagli strati della società più offesi da politiche corrotte e inadeguate, del tutto insensibili al tracollo reale del paese. L’ho scritto altrove e lo ripeto: il radicalismo non appartiene più ai salotti, in astratto; risultando di contro nei fatti, nella sostanza stessa delle cose. E certamente come tu osservi siamo in buona compagnia nel mondo, in quanto a problematiche gravi, di sussistenza giornaliera (anche se non tutti possono vantare un vulnus raffinato quale il nostro, ossia quello di un insigne statista ingiustamente condannato in via definitiva …sic!). Giusto dieci fa mio fratello Luca lasciava l’Italia per stabilirsi a Quito, in Ecuador, dove si occupa di traduzioni e dell’insegnamento della nostra lingua, ivi molto amata, come del resto in tante altre parti del pianeta; dove perlomeno le pitonesse non fanno politica, almeno spero…ebbene, nonostante i problemi che in Equador non mancano, non fatica certo mio fratello a comprendere che qui da noi, nel Belpaese, la situazione è disperata ma non seria, secondo una fulminante battuta di Ennio Flajano (con riguardo evidentemente ai tormenti dell’incompreso statista di nostra conoscenza che condiziona non poco le politiche in atto, per tacere di una opposizione latente anzi collusa da vent’anni…). Un caro saluto a te (non senza rammentare in ultimo che esattamente vent’anni fa moriva Federico Fellini, di cui mi permetto di ricordare qui, acuto degli acuti, la scena iniziale del film Otto e mezzo, vale a dire il suo alter ego Mastroianni intrappolato in mezzo al traffico in un sottopassaggio del lungotevere… 1963, se non ricordo male).
Cari amici,
davvero interessante assistere ai vostri scambi di opinione sull’oggi e sul valore del blog.
La tua lirica, Andrea, ti conferma autore civile di grande statura, che affonda la lama nelle problematiche vive della società. E mi soffermo sul tuo verbo
‘trafitta’ e sul mio aggettivo ‘vive’… Nulla si scrive per caso. La gioventù patisce le disillusioni, il cinismo, le incertezze seminate da noi, ma pur colpita prova a credere e a reagire. Nell’inizio del commento mi è scivolata l’espressione ‘problematiche vive’. Tutto ciò che avviene è comunque in divenire, non esiste fine, ma rabbia, atmosfera autunnale… Siamo in un periodo di transizione e la storia racconta che l’uomo è risorto dalle proprie ceneri in molte circostanze. Ci riusciremo anche stavolta.
Il blog è il luogo di ritrovo, il salotto virtuale che consente di confrontarci anche quando l’incontro reale non è possibile. Un diario ‘di bordo’ di cultura intesa nell’accezione più pura.
Ti ringrazio dei versi, amico caro e ringrazio te, Claudio e gli altri amici intervenuti per le riflessioni profonde e didattiche.
Grazie, Maria, per l’apprezzamento dei miei versi e soprattutto per gli spunti di riflessione proposti nel vivo della crisi che stiamo vivendo.