Nella foto qua sopra, mia, scattata anch’essa all’interno del Museo Nazionale Romano, è possibile osservare il sarcofago con muse dalla villa Celimontana (forse risalente al III secolo, da ascrivere alle botteghe asiatiche in quel periodo parecchio attive a Roma). Tale foto mi è sembrata appropriata per introdurre un vibrante scritto che la poetessa e saggista Ninnj Di Stefano Busà recentemente mi ha inoltrato. Già lo scorso dicembre (vedi articolo del 25.12.2012), avevo presentato nel blog uno scritto di questa poetessa (apparso peraltro sull’OSSERVATORE LAZIALE), che, sovente, impugna la penna in veste di lucida e febbrile polemista. Il testo qui di seguito leggibile è particolarmente interessante, al riguardo:
COME USCIRE DALL’EMPASSE DI UNA CIVILTA’ MERCIFICATA
di Ninnj Di Stefano Busà
La nostra civiltà del “consumismo” si è rivelata fallimentare e caotica, una vera trappola dal lato umano della specie.
Stiamo pagando carissimo il prezzo delle nostre fandonie, dei nostri privilegi delle speculazioni e degli “utili” indebitamente e corrottamente ottenuti da falsi e isterici condizionamenti della grande finanza, che ha fatto del pianeta un immenso buco nero e caricato sulle spalle dell’intera civiltà il crimine perpetrato ai danni di enormi masse di gente ignara.
Da più parti s’invoca ora un ravvedimento, una radicale trasformazione e conversione, una svolta atte a realizzare una coscienza civile del malfatto.
Si è costituita sotto gli occhi di tutti una frequenza di pensieri ignobili.
E’ tempo di correre ai ripari. Ma come? E’ difficile prevedere una svolta, perché si è aperta una crepa che vede un mercato “globalizzato” all’aperto, in cui si trovano la spavalderia e la corruzione delle coscienze insieme al male atavico dell’uomo (homini lupus), dove ognuno può barattare l’anima e consegnare il pessimo prodotto della propria condotta infingarda e vile, senza remore morali e affrancata da ogni sorta di regola che la può salvare.
Si tratta di un mercato di carne umana, di sangue umano (vedi: guerre fratricide, dittature sanguinarie, fame, emigrazioni).
Vi si evidenzia in questa lotta impari e amorale dell’uomo contro l’altro, il seme di caino, vi si staglia e vi domina una ricchezza incommensurabile, da capogiro.
Circola infatti una cifra astronomica di circa 600.000 miliardi di dollari (sì, avete capito bene) di economia senza valore, (cartastraccia) che non ha l’equivalente in oro, qualcosa superiore a 10 volte il PIL mondiale che prima o poi esploderà tra le mani degli speculatori smascherando i loro criminosi piani vampiristici. Quali Paesi ne verranno colpiti, disintegrati?
Non vogliamo creare allarmismi, ma questa enorme empasse porterà direttamente ad un precipizio.
L’intera civiltà è a una svolta: cambiare o perire.
Non si può uscire da questa spirale senza attuare una completa revisione del piano d’azione che ormai ridotto ai minimi storici deve liberarsi da ogni schiavitù alle tendenze nichilistiche e optare per un modello di purificazione rinnovativo della morale.
Siamo entrati in un circolo vizioso, dove ogni condizionamento è d’obbligo, tentiamo di uscirne con un “novum” storico-evolutivo che ci porti a processi di liberazione dal male che ci attanaglia.
Questo indica un passaggio dall’umanità irrispettosa ad una umanità che sancisce verità e fede, condivisione e speranza.
Caro Andrea, non c’è che dire! Un intervento quello della Ninnj Di Stefano Busà fatto con fervore e passione che tocca punti critici di grande attualità. E’ vero che viviamo in una società in cui la globalizzazione ha reso condivisibili realtà negative più che positive, soprattutto a livello economico. Concordo poi con quanto dice l’autrice “L’intera civiltà è a una svolta: cambiare o perire”. Speriamo che sempre più persone, ad ogni livello, economico, culturale, politico, storico, possano rendersene conto!
Un abbraccio Angiolina
Concordo con quanto osservi, cara Angiolina: fervore e passione alimentano questo intervento della Busà che induce veramente a riflettere.
Caro Andrea, eccoci davanti all’ennesima denuncia, alla bottiglia cosmica lanciata verso un lontano ammasso stellare da cui, con molta probabilità, non riceveremo mai una comprensibile risposta. Non voglio fare il disfattista, ne tantomeno alzare un polverone di polemiche ma, gettando lo sguardo sull’attuale panorama sociale tristemente illustrato dalla Ninnj Di Stefano Busà, nutro forti dubbi su un improvviso risveglio delle coscienze, da troppo tempo ormai risucchiate, smembrate e sopite dal gigantesco vortice di nome “sviluppo”. Lo sviluppo è la parte negativa, la faccia nascosta del progresso. L’avvento dell’era del consumismo, coadiuvato dalla tecnologia applicata su scala industriale hanno portato, in breve tempo, alla massiccia e inarrestabile produzione di beni superflui. Il bene superfluo, non ha un’esatta definizione, lo si può paragonare, se me lo consenti, all’irresistibile richiamo mortale delle Sirene nel poema di Omero: l’Odissea, dove Ulisse sconfigge il “male” facendosi legare all’albero maestro della nave, vale a dire a qualcosa di veramente solido. L’impegno collettivo, la capacità individuale, la rinuncia o, la limitata dipendenza al bene superfluo e la riscoperta dei veri valori della vita, sono le tracce per uscire forse da questo labirinto celebrale. Vorrei concludere, questo intervento, con le parole drammatiche ed attuali del maestro Pier Paolo Pasolini: “I consumatori di beni superflui sono da parte loro, irrazionalmente e inconsapevolmente d’accordo nel volere lo “sviluppo” (questo “sviluppo”). Per essi significa promozione sociale e liberazione, con conseguente abiura dei valori culturali che avevano loro fornito i modello di “poveri”, di “lavoratori”, di “risparmiatori”, di “soldati”, di “credenti. (da Saggi sulla politica e sulla società (Scritti Corsari) ed. Meridiani Mondadori). Un abbraccio Massimo
Caro Massimo, sono ben contento di ricevere un commento come il tuo, articolato e e denso, segnale di un dibattito che mi auguro fertile nel presente blog a seguito dello scritto di Ninnj Di Stefano Busà. Per il momento, mi limito a ribadire con convinzione la forza dell’invito alla speranza proposto da un “uomo fra gli uomini” (così l’ho definito nel mio ultimo articolo), ossia papa Francesco, il quale ha anche risposto giorni addietro a Eugenio Scalfari che il peccato per i non credenti è andare contro la propria coscienza. Questo papa sta facendo a parer mio un lavoro indispensabile, nel riparare (parafrasando le fonti francescane “la casa degli uomini”, prima ancora di quella del Signore, almeno dal mio punto di vista); nel senso di un ripristino, da parte sua -sul quel piano antropologico così lucidamente indagato da Pasolini- del buon senso: buon senso attualmente con le gambe per aria, come una mosca rovesciata; sì da scoprirci, di fatto, stolti in eccesso. Forse (azzardo un’ipotesi di lettura) innanzitutto a tale buon senso direi quotidiano fa appello la Busà nel suo testo così giustamente allarmante. Un abbraccio
L’intervento di Ninnj è puntuale all’appello doveroso per i poeti come per ogni intellettuale che si rispetti affichè i pensieri si attivino a intelligenza. E la passione con cui dice, non può che trovare che interesse e altrettanta passione in chi già di “suo” è sensibile a queste grandi tematiche. Dubito non poco, almeno a breve termine, in un risveglio fuori dai limiti della cerchia di se stessi che zampilli libero e gioioso nel mondo. Siamo troppo impantanati nel personale egoismo per provare l’ebbrezza d’andare “contro corrente” e, come viva realtà che prospera, palpitante di sangue, calore,volontà per osare a cambiare qualcosa. Meglio allora morire di peste piuttosto che “scegliere” l’audacia di chi vivo NON è.
Come sempre il “tuo” impegno, Andrea, comincia dove finisce quello d’un altro. Fossimo davvero in tanti, a “sentire” così.
Un’abbraccio circolare, Mirka
Condivido i tuoi dubbi, Mirka…eppure. Mi sembra di averlo già osservato a suo tempo, sono i piccoli cambiamenti della nostra visuale quotidiana i valori da praticare, in quanto alla nostra portata. Fare la “differenziata”, per esempio, non lasciar scorrere l’acqua mentre ci laviamo i denti, tollerare maggiormente il prossimo (soprattutto). Dico così, alla rinfusa, è tardi per una risposta più articolata; ma insomma, qualcosa dobbiamo fare…anche se è tardi, sempre più tardi (citando la parte conclusiva dell’ultimo verso d’una celeberrima poesia montaliana, Dora Markus, dalle Occasioni)…un abbraccio.
Lo sviluppo, caro Andrea, in teoria potrebbe anche essere lineare e costante, all’infinito, ma dal momento che siamo esseri immaturi, incapaci di contenere moralmente il progresso raggiunto, di tanto in tanto c’è bisogno di un corto circuito, di un blackout, di una fine del mondo. Ha pienamente ragione la Ninnj: quella che stiamo vivendo è un’apocalisse. Responsabili non sono le ricchezze in quanto tali, ma la loro degenerazione nel consumismo. Nella passata civiltà contadina la ricchezza non era legata al consumo, ma al risparmio. E’ risparmiando che, nel corso dei secoli e dei millenni, si sono accumulate ricchezze. Quelle stesse ricchezze che noi oggi, indegni eredi dell’homo sapiens sapiens, stiamo dilapidando in nome del consumismo. La nostra (in)civiltà sta consumando tutto, perfino se stessa. In teoria potremmo ancora evitare la catastrofe, ma chi è in grado di proporre un recupero della cultura contadina? Nessuno. Neppure chi, come me, ha fatto una scelta di vita in tal senso, può sperarlo. Quindi siamo tutti responsabili (anche se non tutti in eguale misura, ovviamente). A poco o a nulla servono i proclami della politica, se non si prende coscienza che ciascuno di noi è direttamente e personalmente responsabile della situazione. Dovremmo cominciare da noi stessi, da ciò che è alla nostra portata di fare, rivedendo i nostri comportamenti e imparando a fare autocritica. Hai ragioni da vendere, Andrea, nel dire che questa è l’unica cosa concreta da fare. Il resto è solo un bla-bla destinato a peggiorare le cose. E non ci sono dubbi che le cose peggioreranno, visto che noi non facciamo ciò che sappiamo di dover fare. Tutti indistintamente. Quindi ben venga l’apocalisse, ce la meritiamo. Nella certezza che ciò occorrerà a farci riflettere e che dopo la tempesta verrà la quiete. In fondo, dopo la notte non può che tornare l’aurora. Un abbraccio.
Caro Franco, in fede mia questo lo ritengo uno dei migliori commenti che da anni, ormai, ricevo da parte tua nel presente blog! lucido, umanissimo e tuttavia fermo; inflessibile nel non nascondere le responsabilità che ci spettano, che non possono essere schivate. Non posso che ringraziarti profondamente per tale prezioso contributo da te offerto in merito al dibattito in corso; augurandomi che gli occhi di molti si posino sulle tue parole davvero aderenti alle cose, in tempi di flautus vocis per eccellenza. Ti abbraccio
Carissimi, di fronte a questo tema di scottante attualità, mi sento di condividere i piccoli, semplici segnali di cambiamento della nostra quotidianità di cui parla Andrea. Le fattorie ecologiche, le banche etiche, le filiere corte, che permettono di non fare lievitare i prezzi dei prodotti agricoli, la raccolta differenziata, i mercatini ‘vintage’ dove si possono comprare vestiti anche di tutto rispetto a pochi euro, i negozi dove addirittura si possono ‘scambiare’ interi guardaroba…insomma, ci sono segnali, magari ancora deboli, forse confinati a delle ‘minoranze’, ma che, speriamo, siano gli inizi di una inversione di tendenza della nostra società consumistica…e ci riportino a quei valori di solidarietà e di fare ‘comunita’ con il prossimo che secondo me, rappresentano ‘l’aurora’ di cui parla Franco…un abbraccio
Accolgo con grande piacere questo commento di Loredana D’Alfonso, scrittrice e giornalista. Si tratta, a mio avviso, di un piccolo grande richiamo al buon senso in progress (quel buon senso da me immaginato, al presente, come una mosca rovesciata, rispondendo a Massimo Mancini). Grazie, Loredana, per il tuo contributo. Un abbraccio
Carissimo Andrea, vedo con piacere che il tuo blog suscita interesse e coglie l’attenzione dei suoi lettori, che dibattono con molto garbo e buon senso le varie tematiche affrontate. Sono lieta di aver accolto sempre il tuo invito a collaborare e ti ringrazio per l’attenzione che dài ai miei scritti. Il tuo blog dà un contributo prezioso perché non sfora in polemiche sterili, ma sa indicare ed evidenziare i guasti della società in cui viviamo, cercando di valorizzarne contenuti “buoni” recuperando valori di buon senso e d’intelligenza.
Un carissimo saluto.
Ninnj
Carissima Ninnj, grazie per queste parole di apprezzamento nei riguardi del presente blog. L’attenzione ai tuoi scritti non potrebbe non sprigionarsi di fronte alla tua poesia che veramente parla al cuore dell’intelligenza e all’intelligenza del cuore. Peraltro vibra nel fondo della tua persona quella passione civile che anche a me appartiene; sicché, come vedi bene, nella tua veste di polemista, stimoli interessanti dibattiti in grado di arricchire questo mio “incrocio poetico” al cui interno la Musa non perde il contatto con il reale. Un carissimo saluto anche da parte mia.
Sì, sono d’accordo, e grazie a Ninnj per l’articolo. Ci voleva! Alcuni commenti sono molto interessanti, e condivisibili… ma permettetemi di essere provocatorio: come uscire da questa impasse? cosa possiamo fare di concreto, noi? Sì, lo so, siamo solo granelli di sabbia in una spiaggia frequentata da ruspe gigantesche – le lobby, sono loro le ruspe, e fanno presto a trangugiare nuovi modelli di sviluppo… Allora, come possiamo opporci alle ruspe? Sì, Ninnj ha ragione, e forse stiamo per presenziare un momento storico sconvolgente, ma permettetemi questo pensiero: finché ci sarà la televisione (con tutte le sue aberrazioni) non potrà esserci nessuna vera rivoluzione culturale… e noi di questo abbiamo bisogno!
La rete, la vera novità, madre della rivoluzione dell’informazione, unico strumento d’informazione che può dirsi a tutti gli effetti democratico. Grazie alla rete il mondo può cambiare… ma attenzione… le ruspe tenteranno di fagocitarla… ci stanno già provando…
Credo che il futuro potrà essere migliore solo se la gente di buona volontà saprà usare la rete meglio di quanto le ruspe sapranno manipolarla… ben sapendo che in noi dorme un Narciso, facile da svegliare…
Ciao a tutti
Claudio
Accolgo questo interessante commento di Claudio Fiorentini, che arricchisce ulteriormente il dibattito in oggetto. Le osservazioni di Claudio mi hanno fatto ripensare al libro davvero profetico di Vance Packard, I persuasori occulti (1957); tuttora attualissimo e leggibile nelle edizioni Einaudi, Saggi, 2005.
Cari amici, lettori attenti di questo blog, vi sono grata del dibattito che ha suscitato il mio articolo. Io credo che se aprissimo la coscienza ad una revisione globale del sistema-mondo, si potrebbe realizzare una frenata di quel carro funebre che sta dirigendo verso il precipizio. Al riguardo sono la prima io ad essere scettica. Certi momenti dico a me stessa: “smettila di perdere tempo, il mondo va verso la sua fine irrimedibile, torna al suo abisso, al suo primitivo “bing bang”, non c’è alcun rimedio al mostro che sta inghiottendo il pianeta-uomo. Ma subito dopo torno a lottare, non mi arrendo ed è proprio questo che torna ad essere il raggio propulsore del ns. umanesimo: la forza di lottare finché il sangue pulsa e il cuore batte..fino all’ultimo respiro!.saremo nati per questo? me lo chiedo spesso, cioé: nati alla luce, ma destinati al buio o viceversa?
Grazie di tutti i vs. illuminanti interventi, sentire tante voci è positivo…