Grazie di esserci, papa Francesco! indimenticabile, questo fine settimana nel quale prima hai ricordato a tutti con il digiuno e la riflessione come schierarsi di fronte a ogni guerra che insanguina il mondo: dalla parte delle vittime. Non fosse bastato ciò, ieri, durante l’Angelus, hai rincarato la dose, parlando esplicitamente degli sporchi affari connessi al traffico d’armi, a proposito delle guerre. Te lo dico con un moto di tenerezza, Francesco: non starai mica esagerando, considerando innanzitutto l’ambiente curiale non propriamente aperto e parecchio amante del potere? così dicendo e operando (cioè con parole chiare, aguzze), tu inviti infatti credenti e non credenti a pensare, alla presa di coscienza, senza fughe dalla realtà; (ed è bello, questo, a distanza di cinquant’anni esatti dall’enciclica giovannea Pacem in terris, quando un vento di speranza non astratta sembrava scuotere il pianeta, nonostante tutto). E siccome, a quanto pare, soltanto gli stupidi non cambiano idea, sono ben lieto, qui, di riconoscere la colossale sottovalutazione della tua persona da parte mia, all’inizio del tuo pontificato (mi sembravi un po’ troppo “parroco” in mezzo alla gente, con la curia contenta di questo per ovvi motivi, secondo il mio punto di vista; ma presto il tuo sguardo si è focalizzato anche sullo IOR, per dirne una; uno IOR che deve e dovrà cambiare totalmente rotta, per come lo vedi tu; ed è, la tua, una volontà di ferro (ora appare tale anche ai ciechi); convivente appieno con i tuoi slanci affettuosi e sideralmente lontani dalla sedia gestatoria. Ti auguro con tutto il cuore di poter andare avanti per la tua strada, carissimo e degnissimo ciclone! la foto qua sopra, mia, è stata scattata ieri all’interno del Museo Nazionale Romano di fronte al famoso sarcofago di Portonaccio, che rappresenta scene di battaglia tra Romani e Barbari al tempo di Marco Aurelio.
Carissimo, le gesta, le parole del Vescovo di Roma Francesco, sono un fulgido esempio di amore verso tutti i popoli della Terra. Sin dall’inizio del suo pontificato ha saputo, con semplici ma efficaci parole, sviluppare e diffondere il concetto espresso dai suoi predecessori, ovvero il messaggio di una nuova chiesa umile e più vicina ai problemi sociali. “Mala tempora currunt” (un’espressione latina di Cicerone); in un momento storico costellato da troppi eventi negativi, dove tutto, dico tutto diviene mera utopia, mi chiedo se il messaggio, la sola parola di un uomo potente di fede può fermare la follia omicida, la discesa agli inferi di una nazione (la Siria), fiancheggiata dagli sporchi traffici dei signori della guerra? “Venimmo all’orlo di una frana, dove vedemmo qualcosa che nessuno vorrebbe vedere – ch’ogne vista ne sarebbe schiva” (Inferno canto XII v.3). A dare forse una risposta ecco apparire le storiche figure di Dante e Virgilio, che dopo un periglioso viaggio tra i gironi sono giunti all’entrata dell’inferno, dove una mostruosa creatura di nome Minotauro, guardiano del cerchio dei violenti, ne impedisce l’accesso. Ma, le ironiche e pungenti parole del pellegrino Virgilio disorientano la bestia, che dimenandosi si allontana come un toro ferito a morte dalla spada del matador. Auspichiamo allora che le sincere parole di Francesco possano scacciare il buio di questo antro della tragedia e illuminare le menti ottenebrate dei violenti, per ritrovare al più presto “la diritta via” ormai smarrita. Un affettuoso abbraccio Massimo
Carissimo Massimo, un ringraziamento per questo tuo intervento a fronte di un articolo, il mio, dettato dalla stima affettuosa e sincera che papa Francesco ha saputo suscitare in me non dal primo giorno -come ho scritto- salvo arrendermi ben presto all’evidenza di parole e atti che stanno facendo la differenza (mi permetto ancora una volta di rammentare che il “Santo subito!”, ossia Giovanni Paolo II, conservò saldo in sella ai vertici dello IOR Paul Marcinkus fino al 1989; e non stiamo certo parlando, a proposito di quest’ultimo, di un’anima candida, considerando gli strettissimi rapporti da lui intrattenuti con dei gigli di campo quali Gelli, Calvi e Sindona)…no, papa Francesco, tornando al presente, senza la teatralità del pauperismo, piuttosto con la semplicità dei gesti (che me lo fanno sentire uomo fra gli uomini) riferendoci soprattutto all’Angelus di domenica scorsa -lo sottolineo ancora- ha detto parole chiare, nette, in merito alle sporche “guerre commerciali” incipriate immancabilmente con la rivoltante melassa delle dichiarazioni di principio, da parte della “comunità internazionale”. “Pàrtiti, bestia…”(Inferno, XII, verso 19): così Virgilio rivolto al Minotauro; così papa Bergoglio, dopo la preghiera e il digiuno (atto non violento per eccellenza, com’è stato ricordato più volte in questi giorni); cosi papa Bergoglio, stavo dicendo, si è rivolto a Pòlemos, alla Guerra in persona (prendendo letteralmente il toro per le corna, è proprio il caso di dire). Ti dirò, Massimo, che una posizione così netta come quella espressa da Bergoglio domenica scorsa ha avuto il potere di confortarmi (non consolarmi!) nelle giornate nerissime che stiamo vivendo come cittadini (anzi sudditi) italiani posti di fronte al fondatissimo dubbio che la legge non sia uguale per tutti. A te che mi hai seguito con grande attenzione a Toffia il mese scorso durante il mio intervento sulla poesia leopardiana, voglio dedicare un bellissimo enunciato dello Zibaldone laddove il Recanatese così si esprime: “Tutto è materiale nella nostra mente e facoltà. L’intelletto non potrebbe niente senza la favella, perché la parola è quasi il corpo dell’idea la più astratta. Ella è infatti cosa materiale, e l’idea legata e immedesimata nella parola, è quasi materializzata” (pagina 1657 dell’autografo, 9 settembre 1821). Un abbraccio