lotto

Si trattava dell’ultimo giorno della stagione estiva. Ore 9,30 di questa mattina, silenzio irreale. Sono il primo frequentatore della piscina non distante dalla mia abitazione. Il sole caldo, ma non più bruciante come nei mesi precedenti. Assente la premurosa zanzara-tigre. Ogni tanto, la carezza di un vento tipicamente settembrino. No, questa mattina, in particolare, niente tecnofascismo (per dirla con un termine preciso dell’ultimo Pasolini) di cui più volte ho fatto le spese a luglio e agosto scorsi mentre nuotavo (alludo alla musica a tutto volume, a integrare le urla di grandi e piccini). Perché imporre la musica a volume altissimo in una piscina come del resto ovunque, nel nostro vivere quotidiano? domanda abbastanza scontata, che rimanda al denaro ( tu esci per esempio da un bar inebetito dal volume assordante per lasciare il tuo posto al prossimo cliente); inoltre, “pensare è sconsigliato”, come dice Francesco Guccini in una sua vecchia canzone. Mi preme a questo punto sottolineare il rovesciamento antropologico in senso del tutto negativo, quale corollario del malcostume dilagante appena accennato. Pregare cortesemente di abbassare il volume della musica fa apparire come esseri intolleranti, marziani avulsi dal contesto…inutile farsi sangue cattivo! stamani tutto era perfetto. Forse perché era l’ultimo giorno. Anzi, proprio per questo, ne sono intimamente certo, al di là di plausibili e razionali spiegazioni. Sicché, essendo io un poeta, non posso in ultimo che citare i meravigliosi versi a conclusione della Decima Duinese del grande Rainer Maria Rilke; versi davvero sapienziali (nella foto, un particolare di un dipinto di Lorenzo Lotto, credo appropriato considerando la centralità della figura dell’ANGELO, nelle Elegie Duinesi):

…E noi che pensiamo la felicità
come un’ascesa, ne avremmo l’emozione
quasi sconcertante
di quando cosa ch’è felice, cade
.

(dalle Elegie Duinesi di R.M.Rilke; trad.dal tedesco di Enrico e Igea De Portu, Giulio Einaudi Editore)

8 commenti su “

  1. Vania Dal Maso

    Caro Andrea, che dire…?
    Questo tuo articolo mi ha fatto tornare alla memoria una lettera che avevo scritto molti anni fa, mai inviata. Senza aggiungere altro, ne trascrivo il testo qui sotto. Un caro saluto e un abbraccio. Vania

    Sono appena rientrata dopo aver tentato di fare la spesa al […]. Dico “tentato” perchè l’ambiente acustico mi ha fatto rinunciare al piacere di osservare, valutare e scegliere i vari prodotti che non avevo nella mia piccola lista delle necessità, ma che avrei voluto comunque acquistare.
    Nel negozio […] di […] viene diffusa una “colonna sonora” che certo non invoglia a rimanere – oltre allo stretto necessario – nei locali del supermercato. Si tratta prevalementemente di rock, pop o disco-music che irrita, innervosisce ed indispone alla permanenza nei luoghi ove viene trasmessa.
    E’ scientificamente provato che questa “musica”, basata su un ritmo in contrattempo, ossessivo e penetrante indebolisce i muscoli, confonde e disorienta rendendo irregolare la risposta cardiaca. Qualcuno potrebbe obiettare, perchè quale ascoltatore abituale di disco-music o rock non ha rilevato su di sé tali effetti: questo è l’effetto dell’assuefazione di chi – abituato ad ascoltare musica che lo indebolisce e altera il ritmo interno naturale – ne diventa dipendente come da una droga. E come si sa la dipendenza rende necessario anche ciò che fa male.
    Abbassare il volume non basta perchè gli effetti negativi si verificano anche a bassi livelli di intensità.
    Bisogna essere consapevoli degli effetti della musica sulla salute: il ritmo è l’essenza della vita, basti pensare al battito cardiaco, alla respirazione, al ritmo delle onde cerebrali. Perchè non scegliere allora una musica più naturale che renda le persone più serene e disponibili agli acquisti? La musica da ascoltare andrebbe selezionata con la stessa cura con cui si sceglie il cibo quotidiano: si dovrebbe creare un ambiente sonoro positivo in un mondo che impone suoni e rumori eccessivi e sgradevoli e produce “musica” invadente ed aggressiva.
    Esiste musica che può indurre cambiamenti positivi nelle condizioni fisiche e psichiche, musica rilassante, melodica, dalle atmosfere morbide, riflessiva, non invadente. Tale musica aiuta a concentrarsi, a pensare, e invita sicuramente alla tranquillità e ad una maggiore disponibilità alle spese. Perchè allora non trasmettere altri generi musicali che abbiano l’effetto di rinvigorire, tonificare, riequilibrare? Vasta è la scelta, e non necessariamente “classica”: per esempio la musica “new age” risponde benissimo a queste caratteristiche.
    O la musica trasmessa viene selezionata proprio per confondere la clientela? Se è vera questa ipotesi, allora con rammarico per altri aspetti comunque positivi del supermercato, tornerò alle bancarelle all’aria aperta, in un ambiente acustico sicuramente più sano.

  2. andreamariotti Autore articolo

    Cara Vania, ricevo con grande piacere questo tuo denso e articolato scritto. Hai perfettamente ragione nell’osservare, per esempio, che non necessariamente dalla musica classica dovremmo essere accolti nei luoghi pubblici…ma sappiamo. Abbiamo consapevolezza di come tutto concorra a incrementare un vero e proprio svuotamento cerebrale a nostro carico. “Povera patria”…a te che suoni strumenti antichi e insegni presso il Conservatorio, indirizzo chissà perché l’incipit della dolente canzone di Franco Battiato di diversi anni addietro ( dei versi danteschi “Ahi, serva Italia”…abbiamo fatto come si suol dire indigestione, nel presente blog come altrove). Un abbraccio

  3. Angiolina

    Caro Andrea, questa tua constatazione sulla necessità del silenzio, laddove invece non vi sono che musiche assordanti apre una finestra sulla superficialità del vivere di oggi. Oggi infatti la mente privata della libertà di pensare, viene bombardata da suoni, rumori, note che difficilmente ci conducono alla serenità dell’ ascolto come può accadere per melodie emozionanti!!! Spesso invece le musiche che si sentono nei vari luoghi rispecchiano la inquietante frenesia che ci guida giorno per giorno, ladddove fugge chi cerca invece un po’ di tranquillità e di pace…. Ecco, la felicità di cui si parla nelle Elegie Duinesi è una conquista a cui poter aspirare!!!! Un abbraccio Angiolina

  4. andreamariotti Autore articolo

    Che dirti, cara Angiolina? ho cominciato a scrivere l’articolo in oggetto (partendo dalla piscina non distante dalla mia abitazione)…poi, in progress, ecco la luce meravigliosa dei versi di Rilke…perché non comunicare questo brivido di felicità ai visitatori del blog? un abbraccio

  5. paolo buzzacconi

    Caro Andrea, ancora una volta hai colto nel segno. Questa tua riflessione sulla preziosità del silenzio mi trova più che d’accordo. A parer mio l’esasperato volume di musica e dialoghi oltre ad essere un meccanismo commerciale atto ad abbassare la soglia di attenzione dei malcapitati destinatari rappresenta una sorta di mascheratura con cui nascondere la spaventosa mancanza di idee-ideali di questa nostra fragile società. Strillare un concetto avulso o sguaiato è in fondo l’unico modo per spacciarlo per serio e sdoganarne la volgarità. Più che alla forza del pensiero ci si affida a quella dei decibel con cui viene proposto, con i risultati che purtroppo tutti conosciamo… Grazie per questo tuo articolo, dunque, e per i tuoi garbati fraseggi d’acciaio.
    Un abbraccio Paolo

  6. andreamariotti Autore articolo

    Ti ringrazio per questo commento, caro Paolo, rispetto a una questione tramite la quale è possibile osservare in presa diretta un grave, incontenibile degrado antropologico. Ricordo a questa proposito la chiusa dell’ultimo film (dal valore testamentario) di Federico Fellini, e cioè La voce della luna (1990): “…se facessimo tutti un po’ di silenzio”. Un caro abbraccio

  7. massimo

    Non sono sorpreso che un animo nobile e sensibile come il tuo abbia avuto un’equa reazione verso la cacofonia ovvero, quella sgradevole, disarmonica e insopportabile confusione di suoni che quotidianamente l’ambiente pubblico ci impone. Caro Andrea, quando le inaspettate circostanze lo permettono, mi lascio andare sulle note della vera musica, classica o rock e, se la musa ispiratrice (Rilke insegna) mi viene a trovare, allora compongo alla chitarra o al computer brani di musica varia. La musica è un’espressione arcaica del linguaggio, una elevata forma d’arte che non merita di essere maltrattata e beffeggiata da squallidi composizioni partorite da menti contorte e diffusa da discografici senza scrupoli. La musica nella sua forma classica o moderna entra in noi e consapevolmente influenza e conforma il nostro stato d’animo, ora allegro, ora malinconico. Molteplici e variegate sono le forme che la musica può assumere nei diversi contesti sociali: enfatizzare e cadenzare parate militari, coadiuvare un numero di ginnastica artistica, ispirare il Poeta che attento ascolta lo stormire delle foglie al vento, che ai suoi occhi sembrano il concerto di cupi strumenti, mossi da invisibili mani. Tutto questo mi sta bene, ma la musica nei supermercati, ad esempio, con la straziante voce di Noemi e Co, non la riesco proprio a digerire ed allora mi viene voglia solo di scappare. Basta con questa subliminale guida agli acquisti. Un caro saluto Massimo

  8. andreamariotti Autore articolo

    Massimo carissimo, cosa dire di questo tuo commento davvero denso e affilato? condivido pienamente le tue osservazioni, e ti sono grato per il tuo intervento. Un abbraccio

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