Mi ha fatto a dir poco compagnia, in questi giorni di vacanza, il capolavoro di Choderlos de Laclos, Le laisons dangereuses, di cui vediamo qua sopra nella foto l’edizione italiana per i grandi libri Garzanti (traduzione dal francese di Maria Teresa Nessi). Che dire? Come al solito, per me (e non soltanto per me, ovviamente), un percorso ormai sperimentato è quello che va dalla versione cinematografica di un romanzo alla lettura o, in questo caso, alla rilettura del medesimo (qui trattandosi di un grandissimo testo della narrativa europea del Settecento). Circa le Laisons, due sono state le versioni cinematografiche da me vedute (anzi riviste) di recente: il film di Frears, fedele nel titolo al libro, con la grande Glenn Close; e il Valmont di Milos Forman, cui dobbiamo il celebre Amadeus. Quasi folgorante l’impulso a rileggere il romanzo di Laclos, a questo punto, per me, dopo la visione delle suddette opere cinematografiche. Così ho preso dalla mia biblioteca il libro la cui copertina si vede nella foto (edizione dicembre 1987, lire 9.000) dalle pagine ingiallite e “sapore” di stantio. Pure gli “orecchioni” ha contratto nei giorni passati il mio caro, vecchio libro; avendolo io lasciato sbadatamente nella borsa del mare, a contatto con indumenti non asciutti! come al solito, a parte gli scherzi, al cospetto della grande narrativa si ha la sensazione di entrare in un meraviglioso castello, dove riscoprirsi lettori e basta (e non è poco!). Non vorrei apparire noioso, ma, nell’era digitale, l’esercizio della lettura tramite la fisicità del libro rimane per me qualcosa di insostituibile. Sulle Laisons c’è poco da aggiungere, credo. Sarà già stato osservato un milione di volte che tale romanzo epistolare risulta davvero un monumento alla letteratura, nel suo diffondere in un modo che più squisitamente letterario non si potrebbe i “veleni” del Settecento (nello specifico, quelli di una aristocrazia inane e corrotta, alla vigilia della Rivoluzione; di cui si celebra oggi in Francia come ben sappiamo la ricorrenza della presa della Bastiglia). Mi limiterò qui a citare, del romanzo in oggetto, un breve passo della lettera CLXXV (M.ME DE VOLANGES a M.ME DE ROSEMONDE), dopo che il vaiolo ha per così dire giustiziato la perfida Marchesa di Merteuil (rendendola “repellente” e priva di un occhio; passo leggibile alla fine delle Laisons, scoperti i velenosi intrighi della Merteuil e dello stesso defunto Visconte di Valmont): “La marchesa di S… che non perde mai un’occasione per dire qualche malignità, diceva, ieri, parlando di lei (la Merteuil, naturalmente), che la malattia l’ha come rovesciata e che adesso ha l’anima sul volto. E purtroppo tutti han trovato che l’espressione era giusta”. Ecco, questo passo mi ha colpito parecchio. Dell’eterno incanto ad un tempo pittorico e scultoreo della Letteratura io parlerei al riguardo: incanto che nessun film potrà mai neppure pallidamente sfiorare (e chiedo venia per la mia “totalizzante” febbre letteraria). In ultimo, il celeste pallido che colora la copertina del libro nella foto, sere addietro, era il blu profondo e come smaltato di un cielo ben presto ricolmo di stelle (non esattamente visibile da Roma). Noi umani dovremmo passare il nostro tempo a leggere cose grandi e a contemplare il cielo stellato; prendendo quindi congedo dalla “caverna elettronica”… in virtù della quale, comunque -occorre riconoscerlo!- ho proposto il presente scritto.
certo.conosco bene quel cielo, solo lassù si vede ma soprattutto…SI SENTE…
Benvenuta in questo blog, cara Franca! è vero quello che affermi: che cielo possiamo mai contemplare dalle nostre tane cittadine per aria sospese e avvolte nei miasmi non solo atmosferici? un abbraccio
Andrea caro,
quale stagione è più propizia dell’estate per spingerci sui passi della lettura tenendoci lontani da quella che giustamente definisci ‘caverna elettronica’?
Tutti siamo portati a tornare con dolcezza sulle orme dei libri tralasciati o dimenticati… Ho visto una delle versioni cinematografiche delle Laisons, ma leggendoti, mi rendo conto di aver ‘colto’ ben poco e ti ringrazio per lo sprone a recuperare una lettura che è stata data scioccamente per scontata.
Grazie e un abbraccio.
Commenti come questo di Maria Rizzi incoraggiano ulteriormente la mia schiettezza nel rammentare la grandezza di libri che abbiamo letto in gioventù e che oggi fatichiamo a rileggere (per colpa di questo dannato tempo che corre troppo in fretta; ma di cui, chi scrive, deve pur venire a capo per abbandonarsi all’arte suprema della lettura). Un abbraccio e un ringraziamento a Maria.