Io non devo prendermi una pausa di riflessione al pari di coloro che quest’oggi, verranno eletti dai cittadini nella tornata elettorale del 26-27 maggio 2013 (con il voto per il Campidoglio in prima fila). Non più tardi di venerdì scorso 24 maggio, parlando peraltro con un amico al telefono della vergognosa “carica dei 101” (così come è stata ribattezzata la sleale e recente fregatura inflitta a Romano Prodi da parte dei parlamentari del PD nel segreto delle urne, dopo averlo acclamato a gran voce quale nuovo Presidente della Repubblica); parlando con questo mio caro amico, stavo dicendo, ecco tornarmi alla mente una poesia di Archiloco (inclusa nella stupenda e famosa traduzione dei LIRICI GRECI di Salvatore Quasimodo ):
ALL’AMICO DI UN TEMPO
Lungamente travolto dai marosi
tu sia sbattuto contro Salmidesso,
nudo, di notte, mentre in noi fa quiete.
E spossato, con ansia dalla riva
tu rimanga a ciglio del frangente,
nel freddo, stridendo i denti,
come un cane, riverso sulla bocca;
e il flusso continuo dell’acque
ti copra fitto d’alghe.
Così ti prendano i Traci, che in alto
annodate portano le chiome,
e con loro tu nutra molti mali
mangiando il pane dello schiavo.
Questo vorrei vedere che tu soffra,
tu che m’eri amico un tempo
e poi mi camminasti sopra il cuore
…ebbene, di scatto, tale poesia ho letto al telefono al mio amico, parlando con lui dei suddetti 101 miserabili che non hanno avuto il coraggio di palesarsi prima, durante e dopo la votazione di aprile scorso (mia la foto qua sopra di un affresco “barbaro”, scattata anni addietro all’interno della chiesa romanica di S.Michele Arcangelo nei pressi di Schifanoia; abitato non distante da Calvi dell’Umbria, in provincia di Terni).
Da quel tempo molto è cambiato ma ben poco di quell’intrigo che è l’uomo. Qui la lama della bellezza ma…Comunque AUGURI con quella speranza di un “meglio” che mai e poi mai deve morire. Abbraccio, Mirka
Ricambio di cuore gli auguri, nella piena condivisione di quanto osservi. Un abbraccio
Io non intendo, certo, commentare
né i versi dell’Archiloco né il voto,
Ma l’uomo vile, l’uomo da evitare
che trovo, ahimé, nel mondo a noi ben noto.
Triste è l’umana sorte, cosa fare?
Questo declino, nel segreto annoto
Né Rodotà né Prodi sull’altare
son più di centouno il triste approdo!
L’Italia, caro Andrea, non ha rimedio
Il popolo rimane sotto assedio
Chi di speranza vive, poi non mangia!
Per questo il nostro popolo s’arrangia
nell’arte infame della furberia
mentre che la speranza vola via!
Nota disperata che avrei voluto trovar scritta su un muro a Trastevere oggi, e firmata da un anonimo
Complimenti per il disincanto di Claudio Fiorentini che, ahimè, lascia spazio solo all’immaginazione di sognarlo, altro, là dove il logos s’è ancora da inventare. Mirka
Un ringraziamento a Claudio Fiorentini per questo suo poetico, generoso intervento.
Archiloco rimane un grande lirico, con il suo modo di vedere la vita, ed i suoi versi portano sempre a riflettere e a soffermarsi sulla essenzialità della realtà umana. Anche oggi la storia ci presenta corsi e ricorsi, chissà dove si sofferma sul positivo e dove sul negativo…. Forse nel miscuglio di entrambi! L’importante è andare avanti. Un abbraccio.
Che dirti, Angiolina, se non che è stato bello (credo di poter dire) “impugnare” i versi di Archiloco così, di punto in bianco al telefono con un mio caro amico? giusto mi sembrato poi dare conto di ciò nel blog. Un caro saluto.