Ho conosciuto Claudio Fiorentini recentemente, in occasione della prima presentazione romana ( in data 13 maggio scorso) dell’antologia letteraria L’EVOLUZIONE DELLE FORME POETICHE- la migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio (1990-2012). Dell’antologia in oggetto, curata da Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo (Kairòs Edizioni, gennaio 2013), ho già avuto modo di parlare a più riprese nel presente blog. Ora mi preme dire qualcosa, qui, di Claudio; poeta, romanziere e pittore di rilievo (raggiungibile sulla Rete all’indirizzo claudiofiorentini.it). Dopo aver letto il suo romanzo Io parlo Jazz, di gusto sperimentale (da me apprezzato per la capacità dell’autore di rendere strutturali le incessanti digressioni narrative in osmosi, per l’appunto, con il jazz) si è rafforzata, dentro di me, l’idea di un temperamento artistico -quello di Claudio Fiorentini- veracemente estroso. Così dicendo, alludo -insisto- all’estro non manierato, in grado, all’occorrenza, di accantonare il “barocco” per farsi, volendo seguire una suggestione critico- figurativa, “pietra serena”, al servizio di una pronuncia poetica severa e asciutta: come nel bellissimo “notturno” qui di seguito leggibile (con il consenso dell’autore), tratto dalla silloge Incauta Magia del Mentre (Kairòs Edizioni, 2012):
In questa scalza notte
Felpate idee sorvegliano
Qualora illudermi volessi
Che ancora esiste Dio
Quiete d’intanto si dilata
Mentre apostata palpito
Denso e buio
Mi trangugia
Ch’io mi perda e non travisi
Quanto ancor resta sconosciuto
A far di vita semina
Perenne.
Poesia di Claudio Fiorentini
P.S. la foto qua sopra è del poeta stesso.
Carissimo Andrea, ho letto anch’io l’”Incauta Magia del Mentre” di Claudio Fiorentini e concordo con te nel sottolineare il valore di questa interessante, e oserei dire nuova, poesia. In particolare mi sento attratto dal vitalismo con cui l’autore esprime l’unicità dell’attimo fuggente, la bellezza drammatica ed esaltante di tutto ciò che pulsa e muta. L’esortazione “A far di vita semina / Perenne” non è altro, in fondo, che un invito a vivere l’Assoluto, o nell’Assoluto, anziché a pensarlo vanamente, cadendo in aride illusioni. In questa dimensione dello spirito, l’Assoluto è esattamente la capacità di tornare perennemente a capo, alle vive origini del mondo, sempre attuali. La morte, da questo punto di vista, è solo apparente, mentre la vita (cito altri versi dalla silloge in esame) non è che “fiore che nasce e vive e muore / E nel frattempo è seme”. Ti abbraccio, congratulandomi con l’autore, e con te che ci propini questa succosa primizia.
In effetti, carissimo Franco, la lirica di Claudio Fiorentini mi è piaciuta parecchio, con particolare riguardo al verso incipitario “In questa scalza notte…”; verso che mi ha fatto ripensare (per quelle vibrazioni involontarie della memoria poetica) all’altissimo notturno di Paolo Volponi proposto nel presente blog (11 febbraio 2011) e incluso nella silloge Con testo a fronte. E mi sembra che tu sia davvero nel giusto quando sottolinei “il vitalismo” con cui Claudio “esprime l’unicità dell’attimo fuggente, la bellezza drammatica ed esaltante di tutto ciò che pulsa e muta”. Grazie pertanto per il tuo limpido commento e un abbraccio.
Carissimo Andrea,
trovo sul tuo poliedrico, vitalissimo blog questa splendida pagina dedicata al comune amico Claudio Fiorentini. Alla luce della frequentazione di quest’ultimo mi sento in dovere non solo di confermare le tue asserzioni e quelle di Franco, ma anche di sottolineare l’indole sanguigna, calda, generosa del Fiorentini uomo.
In merito alla lirica che pubblichi mi trovi sinceramente entusiasta… Il primo verso evoca Caproni, come evidenzi con la consueta lucidità, ma la lirica snella, veloce, incalzante, ha timbro nuovo e dirompente. Gioca sul registro di immagini che convincono “A far di vita semina / Perenne”…
Un esempio di artista eclettico e passionario che onora la cultura, restando umile e fiero. Grazie a te, amico caro, per tanto dono. Vi abbraccio entrambi.
Veramente di Caproni non avevo parlato, cara Maria, a proposito del verso incipitario della poesia di Claudio Fiorentini (da me particolarmente apprezzato). Infatti, rispondendo a Franco Campegiani, avevo piuttosto richiamato all’attenzione dei visitatori del blog un poeta come l’amato Paolo Volponi. Tuttavia, devo riconoscere che anch’io ho intimamente pensato a Giorgio Caproni, sempre per focalizzarci sul primo verso della poesia in oggetto. E mi sembra felice anche il tuo accenno alla “snellezza” della lirica di Fiorentini (come dire la sua elegante essenzialità, non priva di amore per la vita). Grazie a te pertanto, per questo interessante commento che integra e arricchisce quanto detto finora intorno al “notturno” veramente bello di Claudio Fiorentini. Un abbraccio
Volponi, Caproni….. sempre nel magico mondo di Bassani.
Importante e’ leggerle davvero le poesie che sono commentate anche qui. Ottimo e ciao.
Fai il nome di Bassani, accanto a quelli di Volponi e Caproni. Bassani lo incontrai più volte agli inizi degli anni Novanta, a Roma, presso L’Unione dei Lettori in via del Canovaccio. Erano gli ultimi suoi anni…ricordo il suo silenzio mite e signorile con nostalgia. Ho saputo, successivamente alla sua morte (avvenuta nel 2000), che stava curando, dopo le grandi narrazioni del periodo d’oro, un licenzioso e spiritoso canzoniere poetico che però non ho avuto occasione di leggere.
Premetto di non conoscere il poeta Claudio Fiorentini, se non per quello che sto leggendo su questo blog. Mi sembra comunque che in questo Notturno l’autore manifesti un’ansia di ricerca espressa negli accostamenti dei lemmi: scalza notte, felpate idee, apostata palpito, denso e buio. Una ricerca determinata da una consapevolezza che nasce dall’interiorità profonda del poeta e si proietta su questa notte che diviene simbolo della vita!!!!
Un abbraccio. Angiolina
Mi fa piacere, Angiolina, che tu abbia debitamente apprezzato la lirica di Claudio Fiorentini, scendendo inoltre da parte tua nei dettagli di una interessante analisi stilistica del testo in oggetto. Un abbraccio
Ninnj Di Stefano Busà
Claudio Fiorentini è un poeta da individuare nella massa informe dei poeti, estrarlo fuori dal mucchio e dargli il posto che merita: un bel posto, in prima fila. I suoi versi, i suoi romanzi riflettono la sua indole creativa, fantasiosa ed estrosa, quanto la sua pittura, che è di un “surrealismo” maturo e ben ricercato con una forma di primitivo impressionismo che fa di questo artista un vero e poliedrico viveaur che ama l’arte in tutte le sue forme. Mi piace inserirlo tra gli emergenti e farlo conoscere soprattutto in una Roma distratta e piegata dalla necessità di sopravvivere all’onda d’urto di una politica inerte, evasiva e deludente.
L’Arte è sempre una forma di vita “superiore” e permette divagazioni, confluenze e moti spirituali che altre capacità dell’uomo non concedono.