In ricordo della fondatrice e Presidente dell’Associazione Clavicembalistica Bolognese Paola Bernardi, oggi pomeriggio a Roma ho potuto ascoltare, presso la Biblioteca Casanatense (Salone Monumentale), il Concerto n.5 in re maggiore K175 “accomodato per due cembali” di W.A Mozart (Maria Pia Jacoboni Neri clavicembalo I e Vania Dal Maso clavicembalo II). Detta partitura, estremamente nota nella sua ideazione per pianoforte e orchestra, fu scritta da Mozart all’età di diciassette anni; e, per unanime riconoscimento critico, costituisce la prima gemma di una serie di concerti insuperati a tutt’oggi per fantasia creativa e autentica poesia. In effetti, il “K175”, risultò costantemente caro al genio di Salisburgo che, come dire, lo volle sempre con sé (in occasione delle “accademie” concertistiche via via più rare nel volgere degli anni; causa la musica “ostica” di Mozart, a fronte del palato musicale dei viennesi essenzialmente tradizionalista). Mia la foto qua sopra, forse non del tutto nitida. Ma non posso concludere questo breve articolo senza ricordare che, domani 22 maggio, ricorre il secondo centenario della nascita di Richard Wagner. Senza tacere peraltro di un’altra importante ricorrenza: esattamente quant’anni fa, moriva a Roma (21 maggio 1973) Carlo Emilio Gadda, il “Gran Lombardo”; autore di almeno due capolavori assoluti della narrativa italiana del Novecento (i romanzi dal titolo Quer pasticciaccio brutto de’ via Merulana e La cognizione del dolore). Non credo di sbagliare nel rammentare che forse nessuno al pari di Gadda, soprattutto col Pasticciaccio, ha raggiunto nel nostro Novecento letterario esiti impareggiabili di trasfigurazione comico-barocca della lingua (come l’Everest rispetto a tanta, troppa sciatteria odierna).
P.S. Il suddetto articolo è stato letto con piacere da Vania Dal Maso, clavicembalista, musicologa e docente del Conservatorio di Verona (raggiungibile sulla Rete all’indirizzo vaniadalmaso.it).
Caro Andrea,
intervengo solo ora ad aggiungere un mio commento qui, trascorsi ben tre mesi dal concerto da te descritto. Lo faccio dopo il mio primo, timido intervento al tuo articolo sul sonetto “O sonno” di Giovanni Della Casa, del 30 luglio 2013.
Il 21 maggio scorso, presentandomi al pubblico romano, mai mi sarei immaginata come conseguenza di leggere il mio nome nel blog di un poeta! …con grande mia sorpresa e –non lo nego- compiacimento.
Ho poi letto alcuni tuoi articoli con i relativi commenti, e ne ho apprezzato la finezza, l’equilibrio, la raffinatezza. In una parola sola: la bellezza. C’è estremo bisogno oggi di bellezza, che percepisco come manifestazione di autenticità, la quale richiede armonia ed equilibrio. In un mondo così vorticoso, complesso, a volte spigoloso e troppo spesso mediocre, aver letto i tuoi scritti mi ha restituito quiete e fiducia.
Ti sono grata, Andrea, perché attraverso le tue pagine ho potuto accostarmi ad un ambiente culturale di grande profondità e umanità, al quale ancora non mi ero avvicinata.
Un abbraccio, vale,
Vania
Altro che timido intervento, cara Vania, quello che hai riservato al sonetto del Casa! ti ringrazio di cuore per le parole di oggi, sgorgate da una sensibilità finissima ed educata qual è la tua. Un abbraccio