La foto in oggetto, non mia, ci permette di osservare un noto e suggestivo dipinto di Pierre Bonnard. Essa vale come piccolo omaggio a Ninnj Di Stefano Busà, che mi ha offerto nei giorni precedenti in lettura la sua ultima silloge poetica, dal titolo Eros e la nudità, TRACCE Edizioni, 2013; con interventi critici di Walter Mauro, Plinio Perilli e Arturo Schwarz. Circa la poetica della Busà, su cui ho scritto più volte nel presente blog (con l’apprezzamento che si deve a una voce davvero grande della poesia italiana del nostro tempo), vorrei qui riportare brevemente alcune osservazioni degli studiosi appena citati. Non si può non condividere, infatti, quanto osserva Walter Mauro: “ Qui siamo oltre il manierismo di tanta poesia odierna, vi è chiara e nitida la parola che indaga sulla capacità del rapporto d’amore attraverso la suprema luce della poesia ed entra, definitiva e felicemente risolta, nel rapporto fondamentale tra l’io e il noi superando la dualità, per giungere alla più alta conquista poetica”. Plinio Perilli, per proprio conto, sottolinea opportunamente “il rigore fervido delle metafore” della Busà, capace di “un’ars dictandi affilata e nobilissima, che davvero non le concede (e cui ella stessa non concede) tregua di sorta…”. Ora, per quanto mi riguarda, devo riconoscere senza mezzi termini la grande bellezza della suddetta silloge; all’interno della quale diverse liriche risplendono per sentimento poetico e stile. Tuttavia, volendo scegliere una di esse, mi preme segnalare ai visitatori del blog un’autentica gemma di semplicità e purezza, mirabile a parer mio per il superamento di qualsiasi attrito nel verso incipitario:
Poi la nostalgia ci prende
e non si arrende al silenzio delle cose,
ai rami spogli, alle stagioni in corsa.
Abbiamo consumato l’asfalto delle strade,
coi passi frettolosi dei ritorni.
Perché la chiave dei miei giorni
è correre da te, saperti affine a ciò che resta,
tra la distanza e il nulla.
dunque, un “attacco” in medias res felicissimo, laddove la consumata ars poetica della Busà non manca di far individuare la sua inconfondibile impronta (alludo alla rima “prende/arrende”; segnata, dal punto di vista fonosimbolico, da una consonante come la “d”, che è, rammentiamolo, una occlusiva dentale sonora: quanto mai funzionale, nel contesto, a farsi carico di un implacato amore). Ma, dopo questa rapida analisi stilistica, diamo la parola al mio amatissimo Leopardi:
“…non si ricorda il Breme di quella osservazione filosofica che è pur vecchia, dico, che i mezzi più semplici e veri e sicuri sono gli ultimi che gli uomini trovano, così nelle arti e nei mestieri…E così chi sente e vuol esprimere i moti del suo cuore ec. l’ultima cosa a cui arriva è la semplicità e la naturalezza, e la prima cosa è l’artifizio e l’affettazione, e chi non ha studiato e non ha letto, insomma come costoro dicono è immune dai pregiudizi dell’arte, è innocente ec. non iscrive mica con semplicità, ma tutto all’opposto” (Zibaldone, 20).
Sicché, per il giovane Leopardi alle prese con le pagine iniziali del suo sterminato diario intellettuale (definito memorabilmente da Sergio Solmi come “pensiero in movimento”), la semplicità nello scrivere rappresenta una conquista, lungi dall’essere un punto di partenza (un Leopardi dichiaratamente polemico, nel passo citato, nei confronti dei “romantici” del suo tempo). Tale posizione leopardiana vale, per me, al dunque, come efficacissimo riconoscimento della qualità dei versi di Ninnj Di Stefano Busà sopra riportati. Alla Busà, peraltro, il 9 maggio 2013, in Roma, presso La Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale della UNIVERSITA’ PONTIFICIA SALESIANA (piazza dell’Ateneo Salesiano, 1), verrà conferita la Laurea Apollinaris Poetica 2013 (riconoscimento prestigioso conferito quest’anno anche a Liana De Luca, Dante Maffia, Nazario Pardini ed Elio Pecora). Per maggiori informazioni in merito all’evento rimando alla pagina web conferimenti università pontificia salesiana. A Ninnj Di Stefano Busà vanno senz’altro, nel concludere il presente articolo, le mie più sentite felicitazioni al riguardo.