Già a dicembre scorso, nel presente blog, ho avuto occasione di presentare una lirica di Ninnj Di Stefano Busà (saggista, polemista ma, innanzitutto, voce alta della nostra poesia) tratta dalla raccolta LA TRAIETTORIA DEL VENTO; Napoli, Kairòs Edizioni, 2012, con prefazione di Davide Rondoni. Giustamente Rondoni osserva in essa, a proposito della Busà: “…la presenza di Ninnj Di Stefano Busà è forte. Troppo spesso invece molta poesia è scritta come se fosse un morto ben composto che ci viene presentato poi durante le esequie -libri, festival, premiazioni etc-…La poesia di Di Stefano Busà ha, al contrario, la qualità del medesimo vivente in cui si getta a capofitto, per così dire, in una furia percettiva e interpretativa che sgomenta. Accade, misteriosamente”. A beneficio dei visitatori del blog, rimando anche a una mia recensione della poetica della Busà, così come l’avevo percepita ne IL SOGNO E LA SUA INFINITEZZA; Tracce Edizioni, Pescara, 2011, (vedi “archivi di settembre 2012”); laddove sottolineavo la forza di una “corrente poetica”che dagli umani passa alle altre forme di vita senza divario ontologico. Ebbene, tale “corrente poetica” l’ho ritrovata intatta -salutare messaggio di autoriduzione dell’ego!- all’interno della silloge in oggetto, ossia LA TRAIETTORIA DEL VENTO, dalla quale mi permetto di estrapolare la seguente poesia (finissima e umanissima ad un tempo):
Lasciati andare, anima,
so che si può precipitare
e ritornare a galla come nuovi.
Un concetto di energia ci chiama
ad un prima e un dopo,
Lasciami incrociare il precipizio
e poi la pace,
respirare i silenzi dopo fragile gioia.
Qualcosa mantiene
labbra rosse che sfumano in violetto,
l’asperità o il flagello delle unghiate.
Potrei innamorarmi della morte,
e avere affinità alla vita,
presagire lucente e trascorrente
la dolcezza che innamora.
poesia di Ninnj Di Stefano Busà
P.S. La foto qua sopra è mia, e risale alla scorsa estate (durante il mio soggiorno estivo a Campigna, ai piedi del crinale tosco-romagnolo; luogo peraltro rievocato da Dino Campana nei suoi CANTI ORFICI).
Vivere è amare la vita, innamorarsene anche quando tra-scolora in “Nobile Oscurità”. Oh come ben conosce, questo, l’anima quando la “sua” sera è arrivata senza neppure che si bussi troppo forte alla porta di casa!…
Molto realistica questa dolcissima poesia di Ninnj. Grazie e un’abbraccio a entrambi. Mirka
Grazie a te per questo commento, Mirka. Effettivamente la poesia da me presentata di Ninnj Di Stefano Busà risulta di grandissima intimità espressiva, e quindi veramente toccante. Un abbraccio.
Quale intensità espressiva e quanto entusiasmo sano nella lirica di Ninnj di Stefano Busà, mio caro amico…
Ella incarna i questi versi la teoria eraclitea, sviluppata poi dal nostro comune amico Franco Campegiani. “Si può precipitare / e ritornare a galla come nuovi”; “Lasciami incrociare il precipizio / e poi la pace”;”Potrei innamorarmi della morte / e avere affinità alla vita…”
Credo che simili versi diano senso e scopo al nostro quotidiano peregrinare.
Ringrazio l’Autrice e te, Andrea, sempre attento a cogliere i diamanti lungo il cammino.
Ma questa è una poesia, cara Maria, d’una bellezza rara, tale da trafiggere l’anima, mi sento di affermare…bello poterla presentare nel blog! un abbraccio
Miei cari amici, sono lieta e onorata che i miei testi incontrino il favore dei 4 famosi lettori di manzoniana memoria. Sono sempre fiera di poterveli porgere, io faccio solo da “tramite” ,so trascrivere bene le parole che un Ente Superiore, o alter ego mi detta. Grata della vs. attenzione, vi ringrazio di cuore.