Con vivo piacere oggi do nuovamente la parola nel blog a Ninnj Di Stefano Busà, che ieri mi ha inoltrato un suo lucido, bellissimo scritto sul significato della poesia (la foto qua sopra, non mia, ci permette di osservare la celebre NIKE DI SAMOTRACIA presso il LOUVRE di Parigi; immagine forse appropriata considerando lo spessore appassionato del pensiero della Busà):
La vita è fatta di poesia e la poesia è un itinerario complesso e variegato, una riflessione mnemonico-lirica, che tocca le corde del cuore e dell’intelletto, innesca il processo di scrittura che origina dal pensiero e si realizza nella sapienza del cuore e della poesia in particolare.
Di fatto non si hanno dubbi. La poesia è per il poeta quello che per il medico è la malattia, fatti salvi: l’estro, l’immaginazione, la fantasia, il verbo, il poeta indaga nell’espressione poetica come lo sciamano coi suoi aruspici. Ogni esistenza si avvale della poesia, come un pianista, un musicista con le note dello spartito. In verità studiare o leggere un poeta è come indagare e indugiare sulle occasioni che una fulminea espressione imprime alla scrittura. Nessuna poesia è uguale all’altra, nessun poeta può essere simile ad un altro, e tutti colgono nel loro intimo concetto la realizzazione di un piano di scrittura, che collochi la poesia nello scavo privatissimo della parola, dell’emozione o dell’immagine che ogni individuo riformula al suo esterno.
La poesia è un atto di puro coraggio; è un voler far emergere in superficie ciò che rimarrebbe oscurato o retrocesso al ruolo di “ latebra del pensiero”.
Il tentativo persistente di portare alla luce la percezione lirica che accompagna il mistero della parola, fatta luce essa stessa di una luce che trascende il mistero.
Poesia è ciò che ci pone ad auscultare con caparbia intuizione e capacità d’indagine il pensiero nelle sue estreme necessarie verità e, strenuamente, ne assolve, ne compone l’intellettualità che si pone a confronto della sua narrazione più intima e autentica. Scrivere poesia è come l’alba di un giorno nuovo su un terreno accidentato e sterile, da cui, come un astronauta su pianeti sconosciuti, deve estrarre il materiale che occorre per ritornare alla normalità della terra da cui proviene. Il terreno incolto e sconosciuto è battuto palmo a palmo nell’intenzione di poter capire o interpretare al meglio enigmi che lo oscurano.
E il frammento lirico è come l’estrazione di un nuovo minerale, di una nuova geofisica che gli impone una riflessione: saprà trovare la pietra filosofale? saprà individuare lungo il percorso terreno quella piccola, infinitesimale molecola di vita che l’esistenza propone? saprà capire l’universo invisibile? leggere in un libro scritto in una lingua sconosciuta? dare un senso alla storia? scoprirne i misteri del contingente.
La voce del poeta è forma immaginaria di un sistema di luci/ombre che scandaglia a 360° la realtà, spesso ai confini indefinibili tra il relativo e l’assoluto, con la consapevolezza di un linguaggio che aspira con tutto se stesso ad un’inconfondibile risorsa conoscitiva.
Ninnj Di Stefano Busà
P.S. Leggendo ieri il suddetto testo, mi è tornata alla mente una breve, felicissima poesia di Antonio Porta, inclusa nella raccolta INVASIONI (1984): in essa il poeta paragona la poesia a un vaso prezioso centrato in pieno dalla ispirazione di chi scrive; talché questo stesso vaso sprigiona da quel momento e per sempre la sua luce.
Caro amico,
leggo l’articolo sulla Poesia e il tuo illuminante commento e non posso fare a meno di complimentarmi per l’allegoria che hai scelto come chiusa del post della professoressa Di Stefano Busà. “La poesia è un atto di puro coraggio”, scrive l’illustre ospite del tuo blog e mi chiarisce le idee circa la mia uscita di scena dal palco lirico. Non possiedo il coraggio di estrerre il minerale preziozo dalla profondità della mia psiche. E voglio ammetterlo con umiltà.
Oserei aggiungere alle vostre superbe convinzioni soltanto il mio umile parere, secondo il quale il vero poeta in molti casi non è consapevole di esserlo!
Ti ringrazio per i contributi, mio caro amico e mi scuso per l’assenza… Ti abbraccio!
Bentornata innanzitutto nel blog, cara amica. Sul fare poesia, questo mi sento di aggiungere qui, sobriamente: a parte la scienza compositiva, lasciamo fare all’ispirazione, quella che ci scrive, più ancora che indurci a scrivere, se posso esprimermi così. Un caro abbraccio.