Per chi lo conosce, Silvio Parrello è sinonimo di un coraggio a tutto tondo, solare, nel difendere e alimentare la memoria pasoliniana. E’ dal novembre 2009 che mi onoro della sua amicizia; spesso vado a fargli una visita, nel quartiere romano di Monteverde (dove ho trascorso la mia prima giovinezza e dove si trova il suo studio di poeta e pittore, LO SCRITTOIO, in via Ozanam, quasi all’incrocio con via Donna Olimpia). Talvolta raggiungo il suo studio senza preavviso, per il piacere di fargli una piccola sorpresa; ed è dolce, per me, osservarlo seduto accanto alla finestra, immerso in un profondo silenzio, intento magari a dipingere un quadro, ignaro sul momento della mia presenza. Poi si accorge di me, un attimo dopo, ed ecco arrivarmi quella ventata di calda, genuina simpatia che è poi lo spessore umano di Silvio, di cui ho cercato di rendere conto anzitutto a me stesso in una poesia a lui dedicata (vedi “archivi” di dicembre del 2009 nel presente blog). Mi piace riconoscere qui che da un uomo come Silvio Parrello, poeta e pittore, il “Pecetto” di RAGAZZI DI VITA (fortunato romanzo di Pier Paolo Pasolini, 1955, ambientato nelle borgate romane) io ho tratto la forza di portare a compimento, lo scorso anno, la memorizzazione di un carme non facile come la leopardiana GINESTRA; giacché Silvio, oltre a svariate e complesse poesie di Pasolini, è capace di declamare con formidabile memoria per più di venti minuti il famoso articolo COS’E’ QUESTO GOLPE? IO SO, apparso sul CORRIERE DELLA SERA il 14 novembre del 1974; lucido, profetico e torrenziale testamento civile del grande scrittore e regista (e non di rado Silvio declama tale articolo nei licei romani). Premesso ciò, è venuto il momento di presentare (per la prima volta nel mio blog) una “ballata” di Silvio Parrello a me dedicata, e da lui scritta il mese scorso ( la foto qua sopra, mia, è stata scattata pochi giorni fa nello studio di Parrello):
SALO’ ULTIMO ATTO
Salò: scaturì il complotto
che nessuno ha mai pensato;
sono il solo che l’ha detto,
presto anche pubblicato.
Ora è chiaro quel delitto,
fu con cura organizzato:
nella trama c’è di tutto,
il mandante fu lo Stato.
Partì certo da quel furto
in agosto consumato
con richiesta di riscatto
che mai fu pagato.
Proiettato, sono certo,
fu visto e commentato
nell’interno d’un salotto
di un potente insospettato.
Poi il film fu nascosto,
in un giardino sotterrato;
rinvenuto in un posto
ch’era un prato abbandonato.
Ora il caso l’ho composto
e inviato al magistrato,
uomo ligio ed esperto
che mi ha pure convocato.
Così il caso si è riaperto
ma sarà riarchiviato,
perché credo sia coperto
dal segreto dello Stato;
che oggi ancora infetto
ha sempre depistato,
pilotando il verdetto
con Pelosi condannato.
Ma non cede il “Pecetto”,
non si è mai rassegnato;
il fascicolo sottratto
sarà a lui consegnato.
Quando il “gobbo” sarà morto
e alla storia tramandato,
Pasolini come risorto
sarà così riabilitato.
Poesia inedita di Silvio Parrello del luglio 2012
P.S. Mi permetto di ricordare che Silvio ed io abbiamo partecipato al film di Pio Ciuffarella dal titolo L’OPERAIO DEI SOGNI, presentato a Roma nell’aprile scorso presso la Casa del Cinema, naturalmente dedicato alla figura di Pier Paolo Pasolini (“archivi” di aprile e di giugno del corrente anno nel blog).
Grazie per questa preziosissima testimonianza che, anche se per un solo istante, ha fatto resuscitare un morto; ridandogli il dolente tributo di onoranza (piena), vanificata dalla cinica indifferenza di chi, ancora, detiene il potere di darne doverosa giustizia.
Mirka
Il grande coraggio di Pasolini, cara amica, in profondità presente in Silvio Parrello, è come un’ondata burrascosa contro lo scoglio dell’indifferenza.
Ti ringrazio, caro Andrea, per questa nuova stimolazione culturale. La ballata di Silvio Parrello che qui proponi riporta in auge un’idea di “popolo” dimenticata, brutalmente disintegrata dalla cultura di massa dei tempi attuali. Ed è quella stessa idea da cui venne in fondo animato Pasolini nelle sue innumerevoli opere letterarie e filmiche. E’ questa potenza evocativa che a parer mio deve essere soprattutto notata nella ballata di Silvio Parrello, al di là dei fatti e misfatti denunciati con tanto fervore (i quali restano – bisogna dirlo – un pochino ermetici per chi è totalmente digiuno della problematica, come il sottoscritto). “Er Pecetto” è certissimo di quello che dice e che con determinazione ammirevole sta portando avanti da anni, anche davanti al magistrato. Per questo coraggio merita successo, e noi glielo auguriamo. Ma al di là di quello che decideranno i magistrati, sospetti è più che lecito averne per un personaggio scomodo come Pasolini, ribelle verso il Sistema a trecentosessanta gradi. Non fece sconti a nessuno: ricusò Capitalisti e Comunisti, ed osteggiò i Preti (non certamente quelli di campagna) nonché lo stesso Movimento Gay (reo forse, a suo modo di vedere, di contribuire all’imborghesimento totale).
Non conoscevo “Er Pecetto”, caro Andrea, e devo dire di essere rimasto molto scosso dalla sua profetica e direi quasi ieratica personalità nel film “L’operaio dei sogni” di Pio Ciuffarella, da te citato. In quel film (di cui va sottolineata la bravura di ogni protagonista, ma in particolare la prestazione di Paolo Di Santo nell’esemplare personificazione del giovane Pasolini; nonché il fascinoso commento musicale di Paolo Damiani) viene giustamente evidenziata una nota per così dire mitico-onirica dell’anima pasoliniana, forse poco valutata. L’intera letteratura neorealistica è del resto animata da quell’identico mito. Sto parlando appunto di “Popolo”, del suo spirito comunitario e della sua saggezza atavica, che ritengo assai riduttivo far coincidere con un ceto o con una classe sociale. All’idea di Popolo è infatti connessa quell’idea del rispetto per l’essere individuale che viene totalmente ignorata e maltrattata nella cultura di Massa dei tempi attuali (dove l’individuo non è altro che un numero). E l’idea del rispetto, caro Andrea, non può non comportare quell’idea della sacralità cui Ciuffarella, sul modello pasoliniano, fa esplicito riferimento nella scena del Battesimo di Gesù del suo filmato. Un caro abbraccio.
Grazie, caro Franco, per questo tuo interessante commento, che va a toccare un nodo nevralgico dell’opera del grande scrittore e regista: quello, naturalmente, del suo rapporto storico-antropologico e ideologico-estetico con il popolo (irrimediabilmente sfigurato, il popolo, dall’insorgere, in Italia, del neo-capitalismo degli anni Sessanta; neo-capitalismo contro il quale il saggista corsaro e luterano scaglierà il suo più memorabile e attualissimo strale). Varrà la pena qui, di ricordare la formidabile intuizione di Karl Marx racchiusa nell’ IDEOLOGIA TEDESCA (opera scritta -rammentiamolo- tra il 1845 e il 1846); giacché proprio in essa, Marx afferma testualmente che non più di popolo ma di masse dovremmo parlare, in Europa, dopo la Rivoluzione Francese del 1789. Ebbene sì, non scopro certo io quello struggente passatismo, in Pasolini, a proposito della cultura autenticamente popolare, dovuto all’altezza estetica del suo ingegno, sovente in contraddizione con i dati obbiettivi dell’analisi storico-razionale ( e del resto: “Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere/ con te e contro te; con te nel cuore/ in luce, contro te nelle buie viscere”; sono i versi eloquenti dello stesso Pasolini al riguardo, nelle CENERI DI GRAMSCI, indirizzati al grande pensatore comunista). Come vediamo bene, caro Franco, quando si va a riflettere su Pasolini, il discorso non può che essere febbrile, vivo, complesso, considerando la “disperata vitalità” a mezzo della quale Pier Paolo ha autenticato alla sua maniera, e dunque in modo memorabile e fruibile per tutti, la critica marxiana poi rielaborata dalla Scuola di Francoforte. Originale forse no, ma appassionato, lucido e profetico comunque sì che lo è stato Pasolini nel nostro paese, considerando i troppi chierici , gli appagati, e perché tacerlo? i troppi lacché dei potenti d’ogni stagione, lacché capaci solo di suonare la serenata ai propri padroni anziché procedere all’esercizio critico del pensiero come Pasolini ci ha insegnato a fare; senza sconti (e, nel suo caso, pagando probabilmente con la vita il suo candore di intellettuale coraggioso e forse troppo scomodo con i suoi ultimi articoli e l’incompiuto romanzo PETROLIO). Circa il fim di Ciuffarella, infine, non può che essere apprezzata, come ho già detto in precedenza, l’intuizione visiva di un vero e proprio scavo onirico a proposito della scena pasoliniana del Battesimo racchiusa nel VANGELO SECONDO MATTEO (non posso non ricordare qui, la grandezza dell’ultima silloge di Pasolini, TRASUMANAR E ORGANIZZAR, laddove il poeta “doppia” il suo più che motivato e comunque duramente criticato spirito apocalittico, in favore di un lirismo saggio e sottile, fraterno e carezzevole, quasi: quello della stupenda poesia UN AFFETTO E LA VITA, che il giovane Paolo di Santo recita in modo toccante nel film di Ciuffarella. Un caro abbraccio a te, Franco.
Carissimo Andrea,
torno dal Sannio e ritrovo Silvio, il mio, il nostro ‘nocchiero in salopette’, che descrivi con maestria nel suo studio, intento a dipingere e perso in pensieri, in ricordi, in un ‘altrove’ di cui ci rende partecipi ogni volta che racconta la sua storia e soprattutto le vicende di Pier Paolo. Tu e Franco avete detto tutto sul rapporto del grande regista, scrittore e poeta con il Popolo e con i ‘signori del potere’… mi fermerò sul ciglio dei versi arditi che hai deciso di pubblicare. Versi che ‘er Pecetto’ compone con semplicità, ma mai con semplicismo. Versi che denunciano senz’ombra di timore le verità sulla fine del Poeta corsaro, tanto… Sono rimasta colpita dal ritmo incalzante della poesia, dalle verità infilate come perle in una collana di pietre dure… Ho compreso una volta di più il coraggio del ‘nocchiero’ e la grandezza di Pier Paolo, oggi riscoperto, per anni bistrattato e tradito dai nemici e dai sedicenti amici.
Ti ringrazio, amico mio, per questo contributo poderoso, che rende omaggio a Silvio, al Maestro e a te… indomito sostenitore delle cause difficili e degli uomini tanto immensi, quanto scomodi per il sistema.
Un abbraccio forte!
Ti ringrazio per questo tuo commento, cara amica; non nascondendoti che, per una frazione di secondo, ho esitato a dire sì a Silvio, circa la pubblicazione di questa sua scottante ballata (hai detto bene in merito, semplicità senza semplicismo!). Però, un attimo dopo, la mia esitazione si è dissolta completamente; forse perché una stilla del grande coraggio di Pasolini, tramite Silvio Parrello, deve avermi sfiorato. Un abbraccio.
Caro Andrea, vorrei ringraziarti per questo articolo in cui dai voce al grande Silvio Parrello, un personaggio “vero” che nelle sue poesie esprime dei concetti profondi e volti a ristabilire la verità di un periodo alquanto fumoso della nostra storia. Ritengo molto importante continuare a parlare di alcune vicende come la morte di Pier Paolo Pasolini o le tante impunite stragi degli anni di piombo, dei nodi di coscienza che fintanto non saranno sciolti ostacoleranno la crescita civile del nostro paese. Di straordinaria umiltà e veramente emozionante, poi, il racconto di come il coraggio di Silvio ti abbia trasmesso la forza per portare a compimento il tuo progetto di declamare con il dovuto spirito la meravigliosa Ginestra di Giacomo Leopardi. Un vivido esempio di come pur vivendo in contesti assai diversi ci si possa ritrovare negli stessi ideali di libertà e giustizia, di come ognuno di noi può dare il suo contributo per il bene di tutti. Un caro saluto ad entrambi, dunque, e ancora grazie per il prezioso senso di fratellanza di cui ci fate dono. Paolo
Grazie a te per essere intervenuto, caro Paolo: sì, era doveroso da parte mia riconoscere il merito involontario ma grande di chi mi ha infuso la forza di memorizzare una sinfonia poetica quale La Ginestra. Mi torna alla mente l’incipit dei Limoni, di Eugenio Montale, famosa poesia inclusa negli Ossi di seppia: “Ascoltami, i poeti laureati/ si muovono soltanto fra le piante/ dai nomi poco usati…”: versi che si attagliano, credo, alla figura di Silvio Parrello, il quale, sebbene privo di titoli accademici, vibra di umanità, poesia e memoria. Un abbraccio.
Caro Andrea, finalmente ho potuto vedere il “lungo” su Pier Paolo Pasolini. Che dire?…Che a convincermi sono stati solo l’espressione dei tuoi occhi di poeta consapevole “profondamente connesso” a Pasolini e le fotografie (altamente professionali) che, però, non c’entrano nulla con quel lungo.
Bravo Parrello che mi ha ricordato, emozionandomi non poco, quei “ragazzi di vita” ora cresciuti.
Ciao e grazie ancora per la segnalazione. Mirka
Cara amica, non posso che accogliere e pubblicare con rispetto questo tuo commento dissonante rispetto al florilegio d’elogi che l’opera di Pio Ciuffarella ha riscosso finora e di cui ho dato conto nel presente blog. Mi permetto soltanto di precisare, a beneficio di quanti leggeranno la tua riflessione, la tua lunga esperienza in RAI, il tuo passato di musicista cresciuta al cospetto di maestri come Karajan, Pretre, Giulini. E dunque, non digiuna d’arte e d’amore per la bellezza, ti sei presa il coraggio di un giudizio critico e severo che non può non trovare cittadinanza in questo mio spazio rispettoso delle posizioni di tutti. Un abbraccio