In Marino (Roma), presso il Museo Civico Umberto Mastroianni, il 9 giugno scorso, è stata inaugurata la mostra CO2 UOMO/NATURA, con il Patrocinio della Città di Marino-Assessorato alla Cultura. Il titolo di essa lo definirei quanto mai emblematico; nel senso che -melensi passatismi a parte- rimane inderogabile una seria e costante riflessione sull’alterato rapporto uomo-natura, a seguito di un processo di industrializzazione con pesanti e vastissime ricadute sull’ambiente (e non si tratta, in tutta evidenza, di un problema nato oggi; e non soltanto nel mondo occidentale). Ora, gli artisti partecipanti alla suddetta mostra hanno pregevolmente rappresentato –ciascuno secondo la propria ottica figurativa- un tema di tale portata. E, tuttavia, la mia attenzione è stata catalizzata da un’opera in particolare: l’acrilico su tela CADUTE DALL’ALTO (2011), del pittore Ennio Calabria. Un artista della sua statura (nato a Tripoli nel 1937), non ha ovviamente bisogno di una mia presentazione; così mi limiterò a ricordare brevemente la sua partecipazione, nel 1961, al gruppo denominato il Pro e il contro, punto di riferimento della ricerca nel campo della pittura figurativa (assieme a Renzo Vespignani, Ugo Attardi, Fernando Farulli, Piero Guccione e Albero Gianquinto; e critici d’arte come Antonio Del Guercio, Dario Micacchi e Morosini). Il visitatore del presente blog potrà, sulla Rete, rendersi facilmente conto della pregnanza di una carriera artistica –quella di Ennio Calabria- lunga e ricca di prestigiosi riconoscimenti e contributi critici. E proprio a tale proposito, mi permetto di segnalare qui l’interessante intervista al Maestro visibile su You Tube: sei minuti d’alta densità teoretica e umana, in cui Calabria rivendica con fierezza la centralità dell’arte in quanto pensiero critico sull’ esistente, in una società come la nostra pronta ad esiliare tutto ciò che è complesso (volendo citare alla lettera le sue parole); donde l’inevitabile dicotomia fra solitudine dell’artista (intenzionato a pensare con la propria testa) e omologazione ( l’odierno contesto socio-antropologico nel quale abbondano i superlativi a disposizione di tutti). Soprattutto mi ha colpito, sul piano figurativo–nell’intervista in oggetto- il “Volto di un operaio”, particolare di un’opera intitolata IL VENTO SI SCAGLIA CONTRO LE COSE; laddove detto “volto” è un po’ la cartina di tornasole dei processi devastanti in atto nel nostro tessuto umano e produttivo (come non pensare, al riguardo, ai capannoni della morte nel Ferrarese e nel Modenese, dove diversi operai hanno perduto recentemente la vita essendo tornati al lavoro troppo presto, in evidenti condizioni di insicurezza, a seguito del devastante sisma emiliano?). Ma torniamo a sabato 9 giugno. Dicevo del potere d’attrazione in me suscitato da CADUTE DALL’ALTO, l’opera di Ennio Calabria fotografata e visibile qua sopra, per gentile concessione dell’artista. Come non rimanere impressionati dalla vista del “tavolo rovesciato”, in essa –mi si passi l’espressione- da parte del pittore? Non l’albero svettante nel cielo, sulla tela, a suggerirci pindarici e rassicuranti “voli”; piuttosto questo stesso albero rovinosamente caduto a terra a bucarla quasi, la tela (grazie alla sapiente espressività dell’artista, capace di intercettare e amplificare visivamente il tonfo della pianta altissima). Dopo la mia assorta osservazione dell’opera in questione, ecco il mio ottimo amico Franco Campegiani (poeta, filosofo e critico d’arte) presentarmi il Maestro, sabato 9 giugno. E’ stato bello sentir parlare dal vivo Ennio Calabria con accorata profondità del senso dell’arte; al punto che non posso non citare, qui, in suo onore, un passo dello Zibaldone di Giacomo Leopardi dell’agosto del 1823 a me particolarmente caro, laddove così ci si esprime circa la poesia omerica: “cagiona nell’animo de’lettori una tempesta, un impeto, un quasi gorgogliamento di passioni che lascia durevoli vestigi di se, e in cui principalmente consiste il diletto che si riceve dalla poesia, la quale ci dee sommamente muovere e agitare, e non già lasciar l’animo nostro in riposo e in calma”. Un cordialissimo saluto da parte mia, in conclusione, a Ennio Calabria, animato da sempre dal sentimento di un’arte problematica e viva, attuale, in urto inconciliabile con la banalità dei segni e delle parole in libertà.
Con buona pace di Kant, oggi non possiamo più permetterci di ignorare la “cosa in sé”, ma dobbiamo stabilire rapporti profondi con l’insondabile, superando l’intellettualismo astratto ed arido che ci separa dal flusso misterioso e sanguigno delle cose, per tornare a vivere nel cuore segreto dell’erlebnis, nel flusso concreto della vita. E’ questo, caro Andrea, il messaggio che a parer mio deriva dall’intera vicenda estetica di Ennio Calabria e non soltanto dalla suggestiva tela che hai fotografato nel Museo Mastroianni di Marino, nell’ambito della Collettiva organizzata dall’Associazione “In tempo” e intitolata C02, al fine di suscitare una riflessione importante sui temi del rapporto Uomo/Natura.
Conclusa la stagione eroica del Futurismo, inneggiante ai valori della tecnica, della macchina, della velocità e dell’azione, i nuovi e più recenti indirizzi artistici hanno iniziato a riflettere sull’assurdità e sui non sensi di un progresso senza freni teso a contrastare, anziché ad aiutare la vita. Ciò è accaduto in area simbolista, con quella satira del consumismo che sappiamo, posta in essere dal New Dada, dalla Pop Art e dalla Nuova Figurazione. Ed è anche accaduto in area avanguardista con quel sentimento tragico dell’esistenza, che in particolare deriva dall’Espressionismo informale, dove l’uomo, trascinato dall’azione del mondo, inizia a sentirsi derubato di se stesso, capovolgendo le visioni del primo avanguardismo inneggianti in modi trionfalistici al tutt’uno dell’uomo con la realtà.
La poetica di Ennio Calabria è da qui che prende spunto, sviluppando in senso psichico (che sarebbe forse più appropriato definire misterico) i temi della spersonalizzazione legati all’asfissiante aggressione tecnologica del mondo attuale. Nell’albero che si schianta c’è non soltanto il tema della natura seviziata dall’uomo, ma anche la metafora dell’uomo stesso che si schianta, schiavo dei propri insensati processi culturali. Come scrive Ida Mitrano nel catalogo della mostra C02, occorre oggi ripensare in termini relazionali e dialoganti il rapporto Uomo/Natura. Trovando con ciò – affermo io – il coraggio di invertire l’attuale filosofia del tutt’uno dell’uomo con il mondo, senza cadere per questo nell’antica separazione tra i due poli, cavallo di battaglia del vecchio antropocentrismo.
Occorre stabilire principi di sana collaborazione con la natura, superando – come dice Calabria – quell’idea di libero arbitrio che allegramente ce lo fa confondere con l’arbitrarietà. Come dire che esiste un libero arbitrio capace di non approfittare del libero arbitrio, proiettando l’uomo nel grembo del creato e della vita, al di là degli astratti intellettualismi (ma anche empirismi) che lo rendono presuntuoso ed arrogante (e pertanto autodistruttivo), nella superbia di potersi affrancare dalle leggi cosmiche e dalla propria terrestrità. Un saluto cordiale.
Franco
Grazie tante, caro Franco, per questo tuo denso commento che guarda intrinsecamente alla pittura di Ennio Calabria, contestualizzandola in modo esauriente dal punto di vista storico-artistico. Considero questo tuo contributo particolarmente prezioso per tutti i visitatori del blog che vorranno avvicinarsi in qualche modo alla esperienza artistica del Maestro. Un cordiale saluto anche da parte mia.