Ieri sera, presso la Casa del Cinema in Roma, Largo Marcello Mastroianni, si è svolta la prima del film L’OPERAIO DEI SOGNI, scritto e diretto da Pio Ciuffarella, e dedicato alla figura di Pier Paolo Pasolini. Riporto quanto scritto dall’amico Pio a corredo della sinossi della sua opera:
L’OPERAIO DEI SOGNI
L’idea
L’idea nasce dalla profonda ammirazione e dall’affetto che nutre il poeta e critico letterario Andrea Mariotti, per Pier Paolo Pasolini, il poeta, il romanziere e cineasta in campo internazionale considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del secolo scorso. E’ in sostanza, la storia di una disperata, ostinata amicizia, quella di Andrea per l’appunto, che non ha avuto modo di conoscere personalmente il Maestro, tragicamente scomparso nel 1975. Ciò nonostante, il profondo sentimento che lo unisce all’artista, oltrepassa le barriere spazio-temporali per concretarsi, anche se per la durata di un palpito, in una stretta di mano, un abbraccio fraterno, in un “Grazie…Pier Paolo”. E tutto ciò avviene in quell’immenso territorio a confine tra la realtà e l’ignoto, che si estende ben oltre i cinque sensi -anzi, ne è l’origine- e s’insinua tra le oscure pieghe della psiche là, dove hanno dimora i sogni, i miraggi, le veggenze.
La nascita del suddetto film (realizzazione VIDE@LIFE), ha comportato un anno di intenso lavoro da parte di:
Pio Ciuffarella (sceneggiatura e regia);
Antonino Ceravolo (fotografia e montaggio);
Paolo Damiani (musiche originali);
Paolo Di Santo (nel ruolo di Pier Paolo Pasolini); Andrea Mariotti (nel ruolo di se stesso); Francesca Silvestri (Nerina); Manuel Santilli (Salvatore); Silvio Parrello (nel ruolo di se stesso);
Francesca Romana Lanzino (trucco e acconciature);
Domino Film di Mohamed Kenawi (Attrezzatura).
La presente pagina è naturalmente aperta ai commenti che vorranno inoltrare gli amici (artisti, scrittori, studiosi e lettori di P.P. Pasolini) presenti ieri sera alla Casa del Cinema; all’amico Pio Ciuffarella va infine il mio sentito ringraziamento per il suo bellissimo film a sostegno di una Coscienza Critica più che mai presente e viva fra noi: quella di Pier Paolo Pasolini.
N.B. La foto presentata qua sopra è stata da me scattata la scorsa estate durante le riprese del film presso lo studio del poeta e pittore Silvio Parrello (vera e propria memoria vivente di Pasolini, ben al di là del quartiere romano di Monteverde dove egli vive da sempre); la foto da me scattata, stavo dicendo, vuole essere un mio piccolo omaggio al giovane Paolo di Santo, figlio della mia amica scrittrice Maria Rizzi. Paolo, infatti, irradia la forza di un sicuro talento arricchito, ne sono certo, dal ruolo ricoperto nel film.
Mi permetto altresì di pubblicare la recensione al film da parte di Carmela Gabriele (Associazione Luce dell’Arte):
Recensione del cortometraggio “L’operaio dei sogni” diretto da Pio Ciuffarella
a cura di Carmela Gabriele
Una musica dolce e rilassante, il suono fragoroso, rigenerante per l’anima delle stupende cascatelle di Chia, con tanti primi piani e dettagli della natura lussureggiante di questo incontaminato paradiso nei pressi di Soriano nel Cimino. Ecco l’ammaliante apertura del cortometraggio “L’operaio dei sogni”, diretto con profonda sensibilità e grazia dal regista Pio Ciuffarella, un solenne omaggio alla grande figura del poeta Pier Paolo Pasolini, ucciso ferocemente nel pieno della sua fama letteraria ad Ostia Lido 37 anni fa.
Altri suoni fanno da sfondo alla vicenda interiore di rimembranza del primo personaggio della storia entrante in campo, ossia lo scrittore e critico letterario Andrea Mariotti, interprete egregio di se stesso, riflessivo e moderato nelle movenze e discorsi, e sono: quello di una vecchia caffetteria da lui adoperata tutte le mattine, che per ben due volte fischia minacciosa, riversando poi tutto il suo contenuto sulla cucina per la sua sbadata dimenticanza, e quello del telefono che squilla ripetutamente a ricordargli i suoi doveri di uomo di cultura. La telefonata di due studenti universitari che vorrebbero ripercorrere i luoghi più significativi di Pier Paolo Pasolini con il suo aiuto competente, ai fini di una loro approfondita ricerca, sono un’ espediente geniale usato dal regista per far svegliare improvvisamente dalla sua aria assente e trasognante Mariotti, rimasto fortemente legato al ricordo del noto scrittore.
Numerosi gli effetti sfocati della macchina da ripresa quando si sofferma sul dettaglio della caffetteria e successivamente dei libri custoditi nello studio ordinato di Andrea Mariotti, a voler preludere all’atmosfera onirica e quasi surreale che caratterizzerà l’intero film, donandogli un tocco lirico e allo stesso tempo evocativo, molto fedele alla concezione artistica pasoliniana.
Centrale per la comprensione della vicenda l’immagine in cui Mariotti al computer scorre con nostalgia tutte le immagini di Pasolini, fino a restare incantato da una che lo raffigura giovanissimo … A questo punto il regista innescherà abilmente una serie di immagini in cui fa da padrone un Pasolini appena ventenne che passeggia ammirato e a passo spedito per le strade del centro di Roma, interpretato con superbia e nel contempo fragilità da Paolo Di Santo, che ha dato prova di evidente maturità nel ruolo, oltre che di una certa scioltezza.
Quella vecchia foto riporterà Mariotti a sentire viva la sua anima e a vederlo in carne ed ossa davanti a sé, fuori al giardino di casa sua, dopo che un ennesimo rumore prima lo ha distratto, ossia lo squillo del suo cellulare, sul quale compare il nome della studentessa che lo aveva contattato già in cucina, Nerina. Ed è proprio andando incontro a lei e al suo collega, interpretati in modo particolarmente realistico da Francesca Silvestri e Manuel Santilli, due attori giovani molto attenti all’espressività del volto e del corpo, oltre che alla cura della voce, che Andrea Mariotti vedrà correre Pier Paolo Pasolini, spaventato dal fatto di essere entrato a far parte delle ossessioni di questo uomo di lettere come lui, e verrà ritenuto folle dai due giovani, che non vedono nulla. Inizierà allora la parte più avvincente del cortometraggio, in cui Mariotti rincorre fino alla Stazione Termini Pasolini e cercherà di convincerlo del suo immane amore per la sua arte e del fatto di essere un suo fedele seguace recitando a memoria i versi di una sua poesia, che il giovane Pasolini rapito si ritroverà a recitare insieme a lui, quasi sfidandolo in un duello poetico martellante. Pasolini, commosso da tanta stima, si siederà ad un certo punto accanto all’uomo vivamente provato e gli toccherà amorevolmente una spalla, chiedendogli chi è, quasi a volersi rammentare di lui, ma la paura di essere motivo di persecuzione per la mente di Mariotti, lo farà fuggire per una seconda volta. Sarà la bottega di Silvio Parrello, l’ex ragazzo di vita, assai verace e simpatico nel ruolo di se medesimo, dotato di una discreta mimica facciale, l’altro scenario imponente di questa storia per la fermezza con cui asserisce ai due studenti che sono andati a trovarlo di sapere chi ha ucciso lo scrittore. Notevole la passionalità con cui, spinto da una forza superiore ed arcana, recita a memoria l’articolo sulle stragi di Pasolini, dove a suo parere sono racchiusi tutti i misteri sulla sua morte. Questo proprio sotto gli occhi della giovane anima dello scrittore riesumata dal ricordo di Mariotti, che ascolta, attonita e non vista da nessuno, la triste verità.
Molto suggestiva l’immagine girata tra i boschi della frazione di Chia, luogo che ha dato il via a questo romantico sogno cinematografico, in cui Pier Paolo comincia a camminare a passo veloce e a momenti con lo sguardo adorante di quel rifugio di pace che lui nel 1964 scelse come location per il suo film “Il vangelo secondo Matteo”. Qui si recheranno anche Silvio e i due giovani forse sulla scia del suo spirito e rivivranno tutta l’emozione della scena del battesimo di Gesù su se stessi, fino a che… il giovane Pasolini non sarà visto anche da Parrello ed un lungo, silenzioso abbraccio suggellerà questo magico ed insperato incontro. Nella scena conclusiva, in cui pure i due studenti riescono a vedere felici l’immagine di Pasolini da giovane, egli scriverà un messaggio su un pezzo di carta che regalerà all’acqua, dopo averci fatto con esso una barchetta, la stessa già ripresa prima in dettaglio dal regista su uno scaffale in mezzo ai libri nello studio di Mariotti a voler provocare quasi lo spettatore , inducendolo a pensare che non è stato poi tutto un sogno. Ed Andrea Mariotti, proprio in quell’istante, si sveglierà bruscamente dal suo viaggio nel passato. Ci sarà così il ritorno alla vita di tutti i giorni ripreso magistralmente con la scena del telefonino che squilla con su impresso il nome di Nerina.
Va riconosciuto il grande lavoro e merito di Pio Ciuffarella, coraggioso nell’aver ideato un cortometraggio di grosso spessore culturale e valore, reso speciale dall’interpretazione dei singoli attori, che sentivano in maniera densa il desiderio di rendere un degno regalo allo spesso dimenticato Pasolini, scrittore che fu scomodo per le sue idee politiche a molti.
…e do con piacere la parola anche all’amico poeta Paolo Buzzacconi, autore dei seguenti caldi e limpidi versi sulla serata pasoliniana:
Buona visione ( Ai fantastici amici de ” l’operaio dei SOGNI”, con stima e gratitudine)
Nel morbido silenzio dell’attesa
si sentono pulsare le emozioni.
La sala buia rende un pò bambini.
Nel magico percorso di un racconto
ognuno può cercare l’entusiasmo
che un tempo lo guidava fra le stelle.
La musica comincia e d’improvviso
tutto ci appare vero e naturale,
come di casa, dolce, familiare.
C’è un uomo che si ferma a immaginare
e scopre un sogno vero più del vero,
lo insegue e lo cattura con parole
che spezzano milioni di catene.
La sala adesso sembra un grande cuore.
Pierpaolo da lassù
guarda e sorride.
Questo vibrare d’anime
lui
lo chiamerebbe amore.
Con il commento al film da parte di Paolo Buzzacconi appena pubblicato (quinto commento) è ora di “chiudere” questa pagina, ringraziando coloro che generosamente sono intervenuti all’interno di essa…questo non significa che non vi sia più spazio per ulteriori commenti!
Andrea Mariotti, 5.5.2012
L’OPERAIO DEI SOGNI è visibile direttamente su You Tube (14.5.2012)
Grazie Andrea per le belle parole e l’impegno con il quale ti sei cimentato nell’insolita veste di attore, sia pure recitando nel ruolo di te stesso. Ma, come hai potuto constatare, ne è valsa la pena! Venerdì scorso l’apprezzamento, il calore e la generosità delle persone presenti hanno colmato la sala di affetto e viva partecipazione; ma se questo ci fa onore, ancor di più deve renderci responsabili di quello che realizziamo e al pubblico chiediamo di condividere. E in memoria del nostro comune Maestro, approfitto ancora dell’ospitalità di queste tue belle pagine per ripetere quanto contenuto in voice over nel finale del film, prima dei titoli di coda: Pier Paolo Pasolini è stato un genio poetico precoce e raffinato; uno straordinario educatore, ma è stato anche l’intellettuale più scomodo al “sistema” Italia nel secondo dopoguerra. Era armato di penna e di “puerile voce” quando lo uccisero nel 1975, a cinquantatré anni, nel pieno della sua stagione “corsara”. Ancora oggi c’è chi dice: in fondo se l’è andata a cercare. Questo modesto contributo è diretto soprattutto ai giovani, o a quelle persone che escono dalla scuola senza avere conosciuto il poeta e cineasta, la cui lucida e originale visione della realtà non può essere ignorata, se si vogliono comprendere più a fondo le ragioni del nostro tempo.
Carissimo Andrea,
sono entusiasta dell’opera dell’amico Pio, che peraltro ti vede quale protagonista di lustro nel ruolo di te stesso, ovvero di un grande poeta dei nostri tempi, rapito, anzi,
ossessionato dal ricordo di Pasolini regista e soprattutto Poeta. Il lungometraggio, montato, si è rivelato un autentico gioiello, che ha incantato la sala della Casina del Cinema gremita di gente.
Tu riservi particolari apprezzamenti a Silvio, il nostro ‘nocchiero in salopette’, memoria vivente di Pier Paolo, che nel film e dal vivo ci trascina nel fiume del passato, consentendoci di ‘vivere’ momenti determinanti dellla ‘vita corsara’ di quest’autore scomodo…
E parli anche di mio figlio Paolo, rappresentato nella foto in cui si unisce a Parrello nel recitare “Il romanzo delle stragi”. Anch’io, caro amico, ho vissuto Paolo come
se lo vedessi oltre lo schermo nel senso effettivo del termine. Era così calato nel ruolo che interpretava, da sembrare il giovane Pasolini prigioniero del tuo sogno.
Vorrei citare gli altri ragazzi protagonisti dell’opera del nostro caro amico: Francesca Silvestri e Manuel Santilli, che ricoprivavano i ruoli degli studenti ammirati dalle tue doti di letterato. Spontanei, freschi, caldi… superbi nel momento del ‘battesimo’sulla pietra alla Torre di Chia, dove si svolse effettivamnte il film di Pasolini “Il Vangelo secondo Matteo”.
Mio caro amico, il lungometraggio è storia ben diversa dall’esperienza cinematografica. Necessita di estro creativo, di studio dei particolari, di cura dei simbolismi, di suggestioni e messaggi forti. Nell’opera, che ti ha visto eccellente
poeta, queste caratteristiche erano tutte presenti, valorizzate in modo commovente dalle musiche del grande jazzista Paolo Damiani… alcune scritte in diretta sulle immagini del film e dalle altre, concesse gentilmente da artisti della levatura di Danilo Rea.
Un tributo il tuo di cui ti sono grata in modo particolare, in quanto ho creduto in quest’opera , in Pio, in Tonino, suo esperto, umile e bravissimo collaboratore, in te , in mio figlio, in Silvio e in tutti gli altri artisti, sin dalle prime riprese!
Un abbraccio forte forte e… ad astra! Pasolini vivrà anche attraverso voi.
Caro Andrea, in questo mio commento, mi limiterò a descrivere le impressioni e i sentimenti suscitati in me da questo film dedicato con tanto impegno e, non da ultimo, con tanto coraggio, a uno dei nostri grandi Artisti Italiani a noi contemporanei. A parte la cornice in cui si è svolto l’evento, spettacolare, che stupisce per la sua ideazione e per la sua realizzazione, la Casina del Cinema appunto, ho visto tanta bella gente appassionata all’evento, la sala stracolma e questo non può che far piacere a tutti coloro, me compreso, che sono intervenuti e soprattutto all’autore e a voi, attori del film. A mio modesto avviso si è trattato di un vero omaggio a Pasolini, al suo modo di fare ciìnema e poesia, ma anche e soprattutto al suo modo di vedere e di vivere la vita. Quella proiezione onirica cui avete dato risalto era nascosta in ogni sua opera, senz’altro, ed era unita a una speranza di riscatto per l’uomo, che doveva rendersi conto di dove viveva e di cosa era vittima ( non per la società di cui Pasolini era profondo osservatore, ahimè senza grandi speranze). Un messaggio straordinariamente attuale per poter tornare a una condizione umana accettabile, senza grandi manipolazioni da parte della politica e delle potenze economiche. Per rendere possibile l’emissione di senso, il film utilizza cose ordinarie: il caffè dell’inizio, i cellulari che allora non c’erano, sintomo di uno scavalcamento del tempo, e cose straordinarie come il momento in cui si materializza il sogno, nel poeta che rincorre il poeta perduto, per agguantarlo e dirgli di aiutarlo a districare col suo genio questo tempo difficile e indecifrabile. Lui ci avrebbe provato, ne sono sicuro, così come ha fatto col suo di tempo e c’è nel film, molto evidenziata, una linea che cammina verso l’ignoto, molto ben portata alla luce dalla regia di Pio, una linea che caratterizza lo spirito inquieto di Pasolini, alla continua ed esaperata ricerca di punti d’approdo esistenziali ma anche di giustizia e di verità reali e concrete. Complimenti a tutti e a gli attori, tutti ben calati e coscienti del proprio ruolo. Roberto
Carissimo Andrea, non intendo dilungarmi, in questo breve intervento, sulle qualità altamente professionali e artistiche del film “L’operaio dei sogni” dell’amico Pio Ciuffarella, recentemente proiettato con grande successo presso la Casa del Cinema in Villa Borghese. Finirei per ripetere quanto già espresso con dovizia di espressioni da chi mi ha preceduto, ai quali comunque mi unisco nell’elogio della superlativa prova degli attori, delle musiche suggestive, della trama avvincente e della sagace ideazione-realizzazione scenografica e filmica. Vorrei piuttosto approfittare per svolgere una riflessione intellettuale importante, partendo dallo stesso titolo del film, “L’operaio dei sogni”, che pone in evidenza due aspetti contraddittori, ma imprescindibili entrambi, dell’umano: il lavoro ed il sogno, ovvero la realtà ed il mito, apparentemente incompatibili, ma profondamente innestati tra di loro. Pier Paolo Pasolini può esserne la prova tangibile. Quando si parla degli orizzonti sociali e civili del suo impegno letterario, non si dovrebbe mai dimenticare che egli lo ha fatto da poeta, ovvero da lavoratore del sogno e del mito. Bene ha fatto il nostro regista a riproporre creativamente le suggestive scene del battesimo pasoliniano, andando a girarle negli stessi luoghi in cui Pier Paolo girò le sue, per il Vangelo secondo Matteo. E’ un richiamo simbolico alla verginità, al recupero delle origini, non certo per passatismo nostalgico, ma al contrario per andare avanti, per trovare oggi il coraggio e la spinta di un ritorno all’umano. Sta in tale fusione del mito con la realtà l’alto messaggio civile e morale che a parer mio Ciuffarella ci ha voluto trasmettere con questo suo racconto assai ispirato ed immaginario. E non posso fare a meno di complimentarmi anche con te, caro Andrea, che, da poeta quale sei, hai fornito lo spunto necessario per accendere il motore di questa fantastica astronave. Un caro saluto
E’ lecito credere nei sogni? E fino a che punto è giusto spingersi per cercare di realizzarli? Questa è la mia personalissima chiave di lettura della splendida serata in cui è stato presentato al pubblico ed alla critica “L’operaio dei sogni”. Non solo del film, infatti, bisogna parlare ma anche dei fautori dell’opera stessa. Di tutti coloro che oltre alla pellicola ci hanno regalato il loro entusiasmo e la loro gioia per aver portato a termine – e nel migliore dei modi – un progetto difficilissimo da realizzare sia dal punto di vista tecnico che interpretativo. Un bel sogno, appunto, molto simile a quello che in età liceale ognuno di noi nascondeva gelosamente nel cuore in attesa di incontrare le persone “giuste” con cui condividerlo e magari realizzarlo. Persone che poi magari non sono mai arrivate o che i casi della vita hanno allontanato chiudendo il nostro progetto in un buio cassetto della memoria. La grande emozione di quella serata è stata scoprire che a volte quei cassetti si possono riaprire. Con l’esperienza e la saggezza che la vita ci ha donato e quattro amici di quelli veri si può realizzare ciò che oramai ci sembrava perduto. Si può, anzi si deve continuare a sognare, anche se in maniera più matura e razionale.
Tutto questo senza togliere nulla alla bellezza del film, una straordinaria favola moderna che passa con naturalezza dalla realtà quotidiana ad una atmosfera onirica volando sulle ali della poesia del grande Pasolini, autore talmente amato dal regista e dai suoi attori che in alcuni momenti dell’opera ci è parso davvero tornare per le strade di Roma. Mi è molto piaciuta la dolcezza e l’umanità con cui è stato dipinto l’incontro reale-virtuale fra il giovane Pasolini ed il poeta Andrea Mariotti, nel suo “Grazie Pierpaolo” ci siamo ritrovati tutti. Molto bravi gli attori Andrea Mariotti, Silvio Parrello, Paolo Di Santo, Francesca Silvestri e Manuel Santilli. Bravissimi Pio Ciuffarella ed Antonino Ceravolo, stupende le musiche di Paolo Damiani e molto curati il trucco e le acconciature di Francesca Romana Lanzino. Un grazie di cuore, infine, alla Domino film che nella persona di Mohamed Kenawi ha messo a disposizione l’attrezzatura per le riprese, un esempio di amore per la cultura che dovrebbe far riflettere molti politici ed assessori. Grazie a tutti, quindi, con l’augurio che questo sia solo uno dei nostri sogni che diventa realtà. Saluti Paolo