Questo suggestivo scorcio di Villa Doria Pamphilj (Roma), mi permette di prendere le mosse per raccontare brevemente ai visitatori del blog quanto mi è accaduto fra domenica scorsa e stamattina. Dovendo infatti a breve parlare della poesia di Giorgio Caproni a Ciampino (Roma), in occasione della sedicesima edizione dei COLLOQUI SULLA CONTEMPORANEITA’, rassegna culturale a cura di Natale Sciara, mi è piaciuto recarmi -per l’appunto domenica scorsa, nel pomeriggio- nel quartiere di Monteverde, dove sono vissuto in gioventù e dove abita tuttora in via Pio Foà la signora Silvana, figlia del grande Giorgio (scomparso il 22 gennaio del 1990 proprio in detta abitazione). Ebbene, vincendo la mia comprensibile ritrosia, ho citofonato alla signora Silvana; la quale, influenzata ma gentilissima, si è affacciata al balcone sorridente, pregandomi di scriverle una lettera per motivare le ragioni del mio cercarla. Stamattina la signora mi ha chiamato sul cellulare, rimandando cortesemente nel tempo per pressanti impegni delle prossime settimane il nostro incontro. Ma la conversazione telefonica non è stata breve, e Silvana Caproni ha insistito sulla particolarità dell’indole paterna ( stiamo parlando di uno dei poeti più grandi e schivi del nostro Novecento, per tutta la vita indimenticabile maestro elementare e violinista). Sicché, questa mia giornata è stata impreziosita da una telefonata davvero bella…e tornando a domenica scorsa, che rassomiglianza con i tratti paterni, da parte della signora Silvana!…avevo pensato -lo confesso- in un primo momento, di presentare la foto del civico in via Pio Foà dove mi sono recato; ma, a parte il fatto che non lavoro per maps.google e gli ovvi motivi di rispetto per la privacy altrui, ebbene, proprio a proposito di Giorgio Caproni sarei dovuto cadere nella trappola di tale, deplorevole invadenza? considerando la riservatezza estrema che sempre ha avuto in vita il grande Livornese? no, meglio mostrare un angolo bello del parco non distante dalla sua abitazione dove spesso il poeta andava a passeggiare…comunque, caro Giorgio, alla tua maniera, che forse è un po’ anche la mia, ci siamo avvicinati, in attesa di parlare della tua affilata, pungente poesia.
Carissimo Andrea,
nel leggere il tuo bellissimo articolo, che narra della telefonata con la signora Silvana, figlia del grande poeta livornese, mi sono emozionata non poco. Caproni è impresso nella mia memoria, non per merito degli studi scolastici, ma grazie al contagio spirituale familiare. Papà amava spingerci sulle orme degli artisti meno studiati sui banchi di scuola e ricordo molte sere trascorse ad ascoltare le vicende di vita e le liriche del poeta sul quale ci illuminerai martedi 8 maggio.
Nel leggerti ho avuto una serie di deja vù e mi sono emozionata. Il giardino, atto di pudore e d’amore, è in fondo, forse l’eden che un uomo esposto alle trincee come il nostro Poeta ha a lungo desiderato. Una sorta di luogo edenico. I tempi che viviamo, invece, non credo proprio siano quelli per i quali Caproni ha combattuto.
Lo riempirebbero di sdegno e lo indurrebbero a recuperare versi come quelli che mi sono rimasti più impressi: “Ho provato a parlare, / forse ignoro la lingua./ Tutte frasi sbagliate. / Le risposte sassate”.
Ti ringrazio di cuore, Andrea per queste perle di devozione verso coloro che hanno segnato i nostri tempi. Ci riporti nei territori della memoria e lasci che lievitino riflessioni e nostalgie.
Un forte abbraccio.
Grazie carissima Maria, per queste tue parole che sono una testimonianza della mia volontà di avvicinarmi ai nostri grandi poeti in modo non astratto: andandoli piuttosto a cercare in quanto -leopardianamente- presenti e vivi dentro di me e nello spirito di coloro i quali condividono il mio sentire. Un abbraccio