Comprensibilmente a Roma ci sono state delle difficoltà, per le nevicate dei giorni passati. Ma che dire di quello che Ilvo Diamanti, sul quotidiano La Repubblica di domenica scorsa, credo, ha chiamato “Il Nevone”, con riferimento ai metri di manto nevoso che hanno sepolto Urbino? E in provincia di Pesaro e Urbino, immagino non sia capitato di meglio in un borgo come Pennabilli (territorio del Montefeltro, nelle Marche). Pennabilli è davvero un paese delizioso, da me scoperto nell’autunno del 2006; ivi ebbi modo di avvicinare il poeta Tonino Guerra (classe 1920), famoso peraltro per aver firmato la sceneggiatura di diversi film italiani, tra cui il meraviglioso Amarcord di Federico Fellini. Sia detto per inciso: dopo la recente scomparsa di Andrea Zanzotto, è rimasto lui, Tonino Guerra (nativo di Sant’Argangelo di Romagna), il grande vecchio -nel senso più positivo del termine!- della poesia italiana e dialettale; con risultati di squisita sensibilità e dolcezza per il suo sguardo sapientemente rivolto alla natura. Ora occorre sapere che proprio a Pennabilli esistono dei poetici musei a cielo aperto (I Luoghi dell’Anima) ideati da Tonino Guerra. Ricordo che mi colpì molto, nel 2006, il cosidetto Orto dei frutti dimenticati (frutti spontanei delle campagne appenniniche, di cui noi, consumatori globalizzati in stile grande distribuzione, possiamo avere solo una pallida idea). Ebbene, mi sono chiesto in questi giorni: che sarà stato di tale Orto? sarà stato travolto dal Nevone?…per tacere, poi, della Meridiana dell’Incontro; ossia l’ingegnoso e poetico bronzo di due colombi la cui ombra pomeridiana disegna i profili di Giulietta Masina e di Federico Fellini, grandi amici di Guerra…La foto qua sopra permette di osservare il Sasso Simone o Simoncello (non ricordo di quale dei due Sassi si tratti, con precisione), in alta Valmarecchia (Comunità Montana cui Pennabilli appartiene). Così, in conclusione, il presente scritto intende esprimere un pensiero solidale a popolazioni e luoghi duramente colpiti dal recente maltempo; e un saluto al grande Tonino Guerra, che a Pennabilli si è stabilito da decenni, ormai (giustamente insignito del titolo di cittadino onorario).
Poche sono state le volte che mi è capitato di leggere un’articolo, terminandolo in silenziosa riflessione per stupore di bellezza. E’ questo ciò che ho provato ora, leggendo il tuo post. Bravo! Mirka
Grazie, cara amica. Scrivendolo, il mio articolo, mi sono abbandonato al ricordo pungente di quei frutti raggrinziti osservati a suo tempo a Pennabilli…alla consapevolezza del tempo che passa, e al nostro inesorabile allontanamento dai ritmi naturali. Un abbraccio
Ciao Andrea, mi fa piacere leggere un articolo che riguarda le Marche, la mia regione, ma ovviamente mi ha reso triste vedere le tante difficoltà che la popolazione ha dovuto affrontare, e le conseguenze disastrose, a causa del Nevone come lo chiamano ad Urbino.
E’ interessante ciò che hai scritto di Tonino Guerra e così, tramite internet, ho potuto leggere molto di lui ma sicuramente proseguirà la mia lettura delle sue intense ed affascinanti poesie…
Mi ha colpito inoltre la sua passione per l’Oriente, che è anche la mia, e sapere che il Dalai Lama ha visitato Pennabilli mi riempie di gioia !… “L’Oriente non è soltanto una zona geografica…è anche la cavità della nostra mente…un’attenzione per il tremori di una foglia”. Sono parole di Tonino Guerra tratte da “Piove sul diluvio” del 1997; Capitani Editore.
Nella prossima primavera visiterò “I Luoghi dell’Anima” e sono certa che “I Frutti dello Orto” avranno resistito al Nevone….!! .un caro saluto
Ciao Annamaria, un ringraziamento particolare per questo tuo commento, ricco di informazioni a beneficio mio e dei visitatori del blog ( blog che forse non a caso ho voluto intitolare “incrocio poetico”; ovvero incrocio nel senso di uno scambio vivo con chi mi legge sulla Rete: come in effetti dimostra la bellissima definizione dell’Oriente quale “cavità della nostra mente” di Tonino Guerra, da te citata. Un caro saluto anche da parte mia.
Caro Andrea,
sempre attento alle vicissitudini dei nostri tempi. Gli eventi naturali di quest’inverno sono stati senz’altro pesanti e inaspettati. Quasi tutte le regioni italiane hanno riportato danni e, insieme alle Marche e al ‘nevone’ che giustamente citi, anzi citate, mi sento di ricordare l’Abruzzo con l’Aquila, sempre più fiera e le zone delle Cinque Terre, per le quali non c’è stata pace. Basta pensare che paesi come Aulla praticamente non esistono più.
Tonino Guerra… quanti ricordi! E il vostro ‘pozzo’ dal quale attingere nuove notizie.
Mi sembra che iniziò a scrivere poesie in romagnolo quando fu internato in un campo di concentramento… La sofferenza è grande stimolo per la creatività!
Grazie, amico mio, di questo contributo e un abbraccio.
Hai fatto bene, cara Maria, ad allargare lo sguardo ai paesi e alle città italiane cancellate o come minimo sfigurate da eventi, come ben sappiamo, non classificabili quali “catastrofi naturali” e basta, a volervi riflettere sopra soltanto un momento. Grazie a te, soprattutto, per la tua storica, generosa presenza sul blog. E concordo pienamente con te, infine, nel riconoscere la sofferenza come stimolo potente per la creatività. Un abbraccio.
Tonino Guerra è certamente uno dei pochi grandi vecchi rimasti della ‘vecchia guardia’ per quel che riguarda la poesia anche se, bisogna che io lo dica, è poco recepibile dalle nuove generazioni di poeti. Ora io direi che, in questo caso, abbiamo l’assoluto bisogno di chiederci ‘perchè’ essa è poco recepibile. La risposta, la prima che mi viene in mente e anche la più accessibile dal punto di vista mentale e di pensiero è che esiste un divario generazionale, a livello di esperienza di vita, oserei dire enorme: in quattro o cinque decenni è cambiato tutto e siamo passati da uno stile di vita con retaggi medievali( le colture appenniniche, memoria indelebile di quel che apparteneva ai nostri cari nonni) alla società tecnologica, che ha relegato in un angolo della nostra memoria, con un sentimento nostalgico consapevole e struggente, quel mondo che appare ormai perduto. Forse le nevicate dei giorni trascorsi hanno in parte restituito questo sentimento al reale e, a mio avviso, nei posti più impervi e più colpiti come quelli della provincia di Urbino, una solidarietà che i nostri nonni avevano vissuto in situazioni simili, di disagio e anche di paura. A tratti abbiamo, non vorrei esagerare, nuovamente percepito la potenza della natura. In tutto questo porrei, in qualche modo, il senso degli’ orti dei frutti dimenticati’ giustamente ‘luoghi dell’anima’ dove, il passato, per insegnare qualcosa, vuol nuovamente diventare realtà. Un abbraccio, caro Andrea.
Caro Roberto, un ringraziamento particolarmente sentito per questa tua ampia, profonda riflessione che di fatto arricchisce il mio articolo. Una riflessione, la tua, animata da spirito di concretezza: in virtù del quale la stessa nostalgia per i “frutti dimenticati” non si risolve in sterile passatismo; piuttosto, in compiuta consapevolezza di un processo storico irreversibile, nevone a parte. Un abbraccio.