Questa foto (mia) è stata scattata sabato scorso presso l’Auditorium di Roma, dove è stata presentata al pubblico per pochi giorni in uno spazio secondario una mostra sull’opera cinematografica di Pier Paolo Pasolini. Non ci sono parole per dire l’emozione in me suscitata, visitando la mostra, non tanto dalla visione delle sequenze più celebrate del Vangelo secondo Matteo o Accattone (accompagnate dalla musica di Bach); quanto piuttosto dalla percezione di una dicotomia viva, vibrante, nella sua sobrietà e forza di verità. Alludo innanzitutto alla installazione da me fotografata; una gigantesca e troneggiante macchina da scrivere sormontata da una nuvola di fogli, ossia le poesie, i saggi, i romanzi di Pasolini (nella suddetta macchina, una pagina coi versi famosi de Le ceneri di Gramsci, “Non è di maggio questa impura aria…”). Ma la bellezza di questa stessa installazione francamente è stata per contrasto esaltata dalla presenza, nei pressi dell’ingresso del locale della mostra (buio e e simile a un gigantesco garage) di una macchina: guarda caso, una Alfa Gt 2000 di colore grigio, evidentissima allusione alla autovettura di proprietà dello scrittore (guidando la quale, Pasolini si recò all’Idroscalo di Ostia, in quella tragica notte fra il primo e il due novembre ’75). Ho subito segnalato, all’amico che mi ha accompagnato sabato scorso all’Auditorium, la sorprendente efficacia di questa seconda, anzi, prima installazione: la macchina dello scrittore, in sostanza, non sottosposta alle dovute indagini all’epoca del delitto (e più tardi fatta demolire da Ninetto Davoli, cui era stata consegnata), in fortissima tensione oppositiva con la trionfante macchina da scrivere di cui abbiamo parlato sopra. Dunque, in sintesi: entrando, il mio amico ed io, prima ci siamo imbattuti nella non-verità banalizzante sulla morte di Pasolini (un frocio-comunista che se l’era cercata; vera e propria damnatio memoriae cui condannare la figura dello scrittore e regista); per essere successivamente guidati , il mio amico ed io, ad osservare a lungo lo strumento del primo è più memorabile mestiere di Pasolini, ovvero quello del poeta. Il poeta delle Ceneri, per l’appunto; il più alto dal punto di vista dell’intonazione civile del nostro secondo Novecento (come gridò Alberto Moravia nell’orazione funebre per l’amico Pier Paolo). Complimenti sinceri agli ideatori di tale mostra, pertanto: per aver mostrato fisicamente -agli occhi di chi ha voluto guardare e non soltanto vedere– la sopravvivenza delle idee di colui il quale, più acutamente di tutti, ha intuito il l’odierno sfacelo del nostro paese.
Amico mio,
splendido quest’articolo, che celebra per l’ennesima volta Pier Paolo Pasolini poeta, ma lo celebra da un punto di vista totalmente nuovo.
Hai visto e ‘sentito’ a livello tattile… gli strumenti che hanno connotato parte dell’esistenza del caro Pier Paolo: la macchina da scrivere e l’automobile. Due simboli, come lucidamente e con spiccata sensibilità metti in evidenza, in netta dicotomia. L’uno ha simboleggiato l’arte dell’indimenticato regista, scrittore e poeta; l’altra è stata il veicolo della sua fine. “Le ceneri di Gramsci” sembrano sovrapporsi, nel potente, incredibile ‘gioco’ della memoria, con le ceneri di Pasolini, vittima dell’agguato all’idroscalo di Ostia proprio mentre era alla guida della sua Alfa Gt 2000.
In questo periodo di commemorazioni, mostre di oggetti così vicini all’artista friulano, risultano senz’altro più illuminanti e didattiche di altre forme pseudo-nostagiche. L’uomo che parla dell’uomo è comunque centrato su se stesso; l’uomo
di fronte alle cose del poeta lascia spazio alle evidenze, nella loro nudità.
Ti ringrazio per averci reso partecipi di questa mostra. La macchina fotografica lascia infinito spazio all’immaginazione e la vettura ne concede poco… quello che
è nostro dovere civico imparare ad accettare.
Ti abbraccio forte.
Grazie a te, cara amica, per questo tuo pronto e sensibile commento a quanto ho scritto. Davvero la mostra visitata sabato scorso è rimasta nel cuore della mia intelligenza, e di ciò ho voluto dare conto ai visitatori del blog. Un abbraccio
Lui visionario in patrio suolo, tu la continuità dei suoi occhi.
Ciao, Mirka.
Umilmente ti ringrazio per queste tue parole, cara amica. Un abbraccio.
Caro Andrea,
penso che tu come grande fautore di Pasolini, con la tua sensibilità intellettuale, abbia saputo cogliere le sfumature di una celebrazione non particolarmente favorevole al personaggio in questione. La damnatio memoriae che da anni aleggia intorno alla figura di Pasolini, notevole regista, scrittore e poeta, dovrà pur lasciare spazio alla realtà. E tu Andrea, stai facendo il possibile!!!! Grazie.
Un abbraccio. Angiolina
Grazie a te, cara Angiolina, per aver letto e commentato un articolo cui tengo molto, per la qualità della mostra cui esso si riferisce. Un abbraccio