“…Indi sen va quel padre e quel maestro
con la sua donna e con quella famiglia
che già legava l’umile capestro…”
Paradiso, XI, 85-7
E’ bello ricordare tale terzina dantesca prima che si concluda questa giornata del 3 ottobre 2011. Domani, infatti, vi saranno le celebrazioni ufficiali, in Assisi, per la festa di San Francesco Patrono d’Italia. Ma il Poverello moriva la sera del 3 ottobre 1226; e sulla nuda terra, onorando fino in fondo “la sua donna” (come dice stupendamente Dante nella suddetta terzina); ossia Madonna Povertà, con la quale Francesco aveva contratto mistiche nozze nel tempo della sua conversione. Ebbene sì, il pauperismo di Francesco contro il dominio volgare e deprimente di Pluto, il dìo della ricchezza! nel momento in cui anche la Chiesa -tardivamente!- ha tuonato contro chi sappiamo, nel Belpaese. Vorrei sommessamente osservare, in ultimo, che una rilettura delle Laudes Creaturarum di Francesco d’Assisi male non fa; anzi, forse aiuta a sollevare lo sguardo, di questi tempi (la foto qua sopra è mia).
Caro Andrea,
mi dai occasione (sia con la foto che con lo scritto) d’esprimermi su Francesco. Lascia che lo chiami così, semplicemente, come richiede l’umiltà del più piccolo fra gli uomini e del novello Cristo.
Hai citato Dante – e meglio non potevi – che lo definisce padre e maestro (ancora un riferimento a Gesù) e mette in chiaro risalto l’assoluta devozione alla sua donna, quella Madonna Povertà che aveva preso in sposa, spogliandosi pubblicamente in piazza, il giorno in cui tutti lo credettero pazzo. E pazzo lo era davvero, ma d’amore e di verità.
Sai dove vivo: sai che in questa valle lui c’è ancora (ne abbiamo visti insieme i passi) e, dunque, puoi immaginare quanta gioia mi dia poterne parlare. E tuttavia non posso non attualizzare impugnando, con te amico mio, “la bandiera” del pauperismo contro la volgarità del dio denaro.
Si, c’è un improrogabile bisogno del suo Cantico delle Creature!
E grazie, di cuore,
Sandro
FRANCESCO!
Uno dei più impenetrabili misteri della storia ma chiarissimo nella sua vocazione al coraggio e alla coerenza di una vocazione che, se misteriosamente gli era stata donata, con durezza se l’era conquistata.
Bello averlo ricordato come hai fatto tu. Ciao, Mirka.
Francesco, ossia un “pazzo da slegare”!…davvero, cara amica, quella sua improvvisa nudità di fronte a tutta la città di Assisi , all’inizio della sua conversione, costituisce un messaggio di freschezza e rinnovamento per tutti, credo. Un abbraccio.
Con grande piacere, caro Sandro, ricevo questo tuo commento che, da me profondamente condiviso, intendo integrare con la poesia che mi hai inoltrato (a me è piaciuta molto per la sua dolcezza); con un abbraccio da parte mia:
L’ECO DEL TUO CANTO
Domani,
quando il Sole
si alzerà sul Terminillo
e l’alba
inonderà di luce
la mia terra,
anche domani
nel canto degli uccelli
avvertirò la gioia,
la forza
del tuo Canto di speranza.
E quelle note,
quei versi
che nel duecento
Dio stesso ti dettò
in questa valle
anche domani,
nonostante tutto,
si sentiranno.
Perché Tu,
Tu ci sarai, Francesco,
sarai nell’aria.
(tratta da Non siamo nati ancora, 2000)
N.B. La suddetta poesia è di Sandro Angelucci.