Col permesso dell’autore, ho il piacere di presentare oggi una lirica inedita del poeta Sandro Angelucci, la cui ultima silloge pubblicata è stata da me a suo tempo recensita sul blog (vedi la pagina “sui poeti che incontro”, 2010). Non posso fare mistero della stima crescente nei riguardi del lavoro di Sandro, leggendo e rileggendo le sue poesie; ascoltandolo peraltro, osservandolo nel suo essere poeta. Sì, a proposito di Sandro Angelucci è doveroso sottolineare la ricchezza ontologica, umana -in estrema sintesi- della sua vocazione letteraria, e sentite perché. Accogliendo il suo invito, il Primo Maggio scorso sono stato suo ospite nella bella casa di Rieti, dove egli vive con la sua famiglia. Ebbene, con quale stupore da parte mia ho visto Sandro, con candore estremo, tirare fuori i suoi foglietti di versi inediti che un domani, in base ad una selezione rigorosa (conoscendo la statura critica di questo mio amico) andranno a formare il suo prossimo libro di liriche! Altro che esibizione di “muscoli letterari” da parte sua! essendo, Sandro, persona misurata, nei pressi del mistero delle cose; capace d’acuta coscienza critica e nel contempo in grado di “volare basso”, in poesia, con sicuro istinto antiretorico e spirito di presenza, nel lavoro letterario d’oggi. Sandro Angelucci, in tutta evidenza, rifiuta nei suoi versi la facile rima o comunque il suo rassicurante “ombrello”; scegliendo di contro il gioco sottile delle allitterazioni, delle “false” rime, delle assonanze e consonanze, degli a-capo pregnanti dal punto di vista semantico. Così dicendo, non faccio che riconoscere a Sandro la sua piena cittadinanza all’interno della buona poesia contemporanea, nel senso di un asciuttezza d’eloquio quanto mai apprezzabile. E veniamo alla lirica in oggetto. Anche il lettore meno accorto non potrà trattenere la propria meraviglia, credo, di fronte a un “incipit” così potente e naturale ad un tempo, in “medias res”; tale da immetterci nel corpo fluidificato di una versificazione stringente ed elevata; eppure misurata, sorvegliata; fino allo splendido endecasillabo di chiusa, dai suoni non concilianti, mobilitati a connotare un potente fiotto allegorico col quale la poesia si conclude. La foto qui mostrata, infine, è mia, e intende essere un ulteriore omaggio a questo mio caro amico: essa ci permette infatti di osservare il monumentale FAGGIO DI SAN FRANCESCO, sopra Rivodutri, non lontano da Rieti; visibile manifestazione di bellezza e di sacralità della natura. Ma ecco la poesia di Sandro Angelucci:
IL BATTESIMO
Quella limpidezza:
la trasparenza sorgiva della polla.
Sotto la volta del salice gigante,
dentro il suo tempio
mi sono battezzato
con l’acqua nuova
con l’acqua benedetta dalla terra.
Io, povero cristo,
chino sulla sorgente
del mio Giordano
e gli altri: gli amici, gli innamorati
tutti lì
ad accogliere lo Spirito
nella conca delle mani
a pregare
a pochi passi dalla reggia
dove banchetta Erode e la sua stirpe.
Poesia inedita di Sandro Angelucci
Caro Andrea,
ti ringrazio per averci fatto dono di una simile ‘perla’- il termine è caro a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di leggere la silloge del grande Sandro “Verticalità”-.
Conosco le abitudini del nostro amico poeta, la sua umile, intensa, potente vena artistica, che si estrinseca nei modi più semplici, antichi, distanti anni-luce dall’epoca che viviamo.
La lirica che ci rechi in omaggio è getto cristallino di rinascita, di volontà di limpidezza, di condivisione del proprio intimo senso del poetare e del vivere con le persone degne di comprenderlo.
Il mondo ‘dove banchetta Erode e la sua stirpe’ non tange l’universo di purissime essenze morali di Sandro.
Il suo senso di verticalità si fortifica. Avverte la volontà di ascendere, di scegliere
il percorso più difficile e più appagante.
E l’incipit, al quale con acume alludi, caro Andrea, è una sorta di ostia che tutti abbiamo la possibilità di ricevere. La polla s’identifica con l’inizio, con la trasparenza della nascita, con la capacità di rimanere fanciulli e liberi, nonostante
il frastuono crudele del tempo.
Lo stile del nostro caro amico concede poco alle plastiche antiche fissità, ma rivela
padronanza assoluta dell’ars poetica. L’endecasillabo finale scivola tra le anse dei
cuori ‘battezzati’ quasi senza far male, o forse bucando l’anima nel modo più consono
al nostro Autore… stroncando con levità…
Una poesia simile restituisce il senso dell’umana dignità.
Sono infinitamente grata a te, amico mio e al carissimo Sandro per questo senso di
grazia e di appagamento.
E vi abbraccio forte!
Ti ringrazio vivamente a mia volta, cara amica, per questo tuo lucido e nel contempo caloroso commento. Così, asciuttamente, vorrei ricordare un attimo la tua instancabile opera di avvicinamento di quelli che il cantautore Francesco Guccini, in una sua nota canzone, Bologna, ha dipinto come “confusi e legati a migliaia di mondi diversi”…ossia gli umani, noi; noi poeti, per esempio: per scoprire, da parte mia, riguardo a Sandro e a chi scrive, un senso profondo di condivisione dell’orientamento del dettato poetico, al di là delle inevitabili, naturali differenze d’intonazione. Un abbraccio.
Caro Andrea, che bella e salutare sferzata, per l’anima e per il corpo, questa poesia dell’amico Sandro Angelucci! Grazie per proporcela con parole così candide ed essenziali. Questa immersione nell’Acqua, nelle vere e genuine fonti battesimali della vita, ha il potere di rinnovamento che da sempre possiede la vera poesia. Ero anch’io tra “gli innamorati amici” di cui parla Sandro. Ero lì, “ad accogliere lo Spirito/nella conca delle mani”: un momento di grazia e di bellezza che lui ha saputo tradurre in sublime poesia. E tanto più sublime quanto più priva di enfasi; e scarna,”asciutta”, come tu giustamente ami sottolineare. Eravamo presso le risorgive di Santa Susanna, a Rivodutri, nelle vicinanze di Rieti: cinquemila litri al secondo da cui si dipartono due corsi d’acqua, uno dei quali alimenta i laghi Lungo e Ripasottile, mentre l’altro si getta nel Velino. Una natura incontaminata, vergine, cristallina, a dispetto di ogni inquinamento e di ogni umana, vicina, sozzura. Un tempio di ineguagliabili misteri e di silenziosa forza vitale-morale, “a pochi passi dalla reggia/dove banchetta Erode e la sua stirpe”. Sandro ha saputo cogliere da par suo questa forza elementare e divina (ossia antiretorica) della natura: una potenza calma e travolgente che ha il dono di rinnovarsi perennemente, rinnovando chiunque si rivolga a lei con sentimenti di appartenenza e di devozione filiale (ovviamente distruggendo e cancellando quel materialismo che offusca lo splendore arcano della materia stessa). Altro che gita fuori porta! Altro che arcadia o evasive pastorellerie! Questo “battesimo” di Sandro Angelucci ci invita a tornare nel grembo sacro di Madre Natura per poter nascere a nuova vita con rinnovato vigore morale. Grazie ancora per questo dono e saluti molto cari.
Caro Franco, ti ringrazio vivamente per aver chiarito ai lettori della poesia di Sandro Angelucci l’occasione -direi in senso veramente montaliano- in base alla quale essa si è fatta parola, musica sorvegliata ed essenziale. Non posso che ribadire qui la mia gratitudine al nostro amico Sandro per il dono che ci ha offerto. Un caro saluto a te.