Una mia poesia che forse si addice al significato del Natale come desiderio di rinascita e di confronto con gli altri:
Amo il sentire semplice e profondo,
non gli arabeschi della pazza mente.
Benché ferito ancora mi consolo
sperando di rinascere domani.
Da quanto tempo il volto ti nascondo,
amore? non restare in me latente,
dolore dell’infanzia, prendi il volo!
e tu, coraggio, toccami e rimani!
Solo scrivendo, il mio intelletto crudo
diventa amico del tenero cuore
che possiedo: parola d’uomo scisso,
allergico alle scelte, crocifisso
dai conflitti. Che notte di terrore!
convalescente, l’alba cerca scudo.
Andrea Mariotti, poesia del 1998, poi inclusa in Spento di sirena l’urlo, 2007, Ibiskos Editrice Risolo.
Caro Andrea,
ho aperto il tuo sito, e mi sono trovato davanti la poesia che – come tu stesso sostieni – “si addice al significato del Natale”: non solo condivido quanto asserisci ma ritengo (e aggiungo) fortissimamente lo rappresenta dal punto di vista della condizione umana, sempre in bilico tra cuore ed intelletto. La tua “parola d’uomo scisso” – parola scritta – ti salva dalla croce, libera, per così dire, il “dolore dell’infanzia”, svela il tuo volto all’amore. E poi “Che notte di terrore!”, che splendido, sottinteso ossimoro per dire tutta la speranza….
Complimenti, ancora auguri e un caro abbraccio,
Sandro
Caro Sandro, poeta della levità quale tu sei nel senso più nobile del termine, hai percepito la spontaneità di versi che, fra tutti, sono “zampillati” dalla mia penna in brevissimo tempo. Mi fa piacere qui precisare che la foto in oggetto è stata da me scattata di fronte al prato antistante la Basilica superiore di San Francesco, in Assisi: quel cavaliere stanco e a capo chino è il Poverello che, tornando da Spoleto prima della conversione, si sta per l’appunto mettendo in profonda discussione…vincersi anziché vincere, sembra suggerire la sua postura. Ti ringrazio, Sandro, e ti rinnovo i miei più cordiali auguri.
Andrea
VERAMENTE
potente nella sua nuda verità che NON ammette cipria ma solo umana pietà!
Profonda per il suo significato anche la foto che hai postato.Mirka Bonomi
Grazie, Mirka, per quell’aggettivo “potente” a proposito della mia poesia; perché, davvero, scrivendola, ho cercato la mia verità senza orpelli, provando ad essere uno scrittore non irresponsabilmente “canterino”. Circa la foto poi, che dirti? di fronte a quel bronzo di Assisi le parole si bloccano. Un abbraccio
Andrea
Caro Andrea, la tua “speranza di rinascere domani”, benché ferito, benché in contrasto con te stesso, dimostra che in fondo sei alla continua ricerca di un sentiero positivo nella tua vita, ed inviti anche il lettore a seguirti in questo. Non qualcosa di complicato, ma quel “sentire” che oggi è una conquista tanto ambita e tanto rifiutata. La soluzione: solo “scrivendo”, ma nel modo tuo peculiare
che porta impressa una musicalità lontana ed irreale.
Grazie. Angiolina
Cara Angiolina, il tuo occhio attento si è posato sul sonetto che più facilmente è venuto alla luce, fra quelli raccolti nella mia silloge del 2007. Netto il ricordo della nascita di esso, nell’autunno del 1998: non più di una mezz’ora, per scriverlo e limarlo (evidentemente “posseduto” io, poeta, da un’ispirazione potente e radicale). Mi fa piacere che tu lo abbia letto, Angiolina. Andrea